C’è tempo fino al 24 giugno per presentare la domanda di inserimento nelle graduatorie di istituto (l’ultimo aggiornamento risaliva al 2014).
Mentre dal 1° al 20 luglio si indicheranno le scuole preferite in modalità online.
Tanti giovani (e non) stanno facendo domanda: ragazzi appena laureati o lavoratori precari sperano di avere uno spiraglio nel faticoso cammino del mondo della docenza.
Gli aspiranti prof (e non) sono spesso disorientati dalle numerose novità normative. Come abbiamo documentato (clicca qui) coloro che sono iscritti a Università e istituzioni Afam, e che conseguiranno il titolo di accesso e l’abilitazione solo a fine luglio, rischiano di essere esclusi dalle graduatorie d’Istituto di II e III fascia dato che per accedere alla graduatorie serve aver conseguito il titolo in quella fase.
L’aggiornamento delle graduatorie giunge in un periodo di intenso lavoro per le segreterie scolastiche, sottodimensionate e alle prese con gli esami di fine ciclo (che siano di terza media o maturità), con gli scrutini per tutte le scuole di ogni ordine e grado, la questione vaccini e con la normale attività amministrativa.
Che fare, dunque, se la segreteria non riesce a sopperire all’ingente carico di lavoro? Ecco trovata la risposta, per alcune scuole: utilizziamo i docenti, in particolar modo quelli potenziatori! Sì, tutto vero. I professori assunti sull’organico di potenziamento attraverso la fase C del piano di assunzioni della cosiddetta Buona Scuola vengono utilizzati per valutare le istanze per l’aggiornamento delle graduatorie.
Nei giorni scorsi, a un docente di una scuola secondaria di secondo grado è arrivata una lettera di nomina, da parte del dirigente scolastico, in qualità di membro della commissione per la valutazione delle istanze ai fini della compilazione delle graduatorie di istituto del personale docente ed educativo II e II e terza fascia per il triennio 2017-2020.
Secondo quanto raccolto da La Tecnica della Scuola, nel caso specifico, non è stata nemmeno chiesta la disponibilità dei docenti, ma la nomina è arrivata senza alcun preavviso.
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In realtà non è la prima volta che accade, perché spesso si fanno svolgere delle attività ai docenti, senza che le stesse siano state previste e deliberate dal Collegio nel piano annuale delle attività o che siano state previste nel contratto integrativo d’Istituto e contrattate con le RSU anche per valutarne il compenso.
Per capirci: se fosse un obbligo imposto dal DS e non deliberato dal Collegio nel piano delle attività sarebbe illegittimo. Il controllo delle domande delle graduatorie è un compito che spetta alle segreterie (anche se si tratta di un ulteriore molestia burocratica) e il docente non può essere obbligato a svolgere un compito che non è di sua competenza.
DOCENTI POTENZIATORI – I docenti potenziatori, quelli assunti con la fase C (circa 55mila) sono parte integrante dell’istituto scolastico in cui prenderanno servizio non solo con la propria classe di concorso ma anche nell’organizzazione di progetti miranti all’inclusione sociale e all’integrazione dei soggetti con difficoltà e rischio di abbandono in un più ampio contesto scolastico.
Il docente del potenziamento ha il compito di creare, organizzare, pianificare i progetti atti al miglioramento dell’inclusione scolastica, migliorare il sostegno degli alunni che presentano maggiori difficoltà di apprendimento, insegnare la disciplina per cui sono stati assunti, ovvero la classe di concorso per cui hanno titolo all’insegnamento.
Alcuni insegnanti, però, vengono utilizzati per coprire posti di funzioni strumentali e altri di loro, invece, per coprire spezzoni vacanti. Quasi come se fossero dei tappabuchi
I docenti potenziatori erano uno dei fiori all’occhiello della Legge 107, almeno nelle intenzioni del governo Renzi. L’urgenza, in realtà, era quella di non incorrere nelle sanzioni in seguito alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia europea che ha ritenuto illegittimo assumere i docenti all’inizio dell’anno scolastico, per poi licenziarli alla fine di giugno, per più di 36 mesi.
I potenziatori, però, sono diventati per le loro stessa dichiarazione, alquanto frustrati: non hanno una cattedra, non possono creare legami con le classi perché, se devono fare supplenze orarie, sono di passaggio; presentano progetti, armati della più buona volontà, con poche speranze di vederli realizzati dato che, a pochi mesi dalla fine delle lezioni, è difficile pianificare qualcosa di serio e durevole. E se da una parte c’è la certezza dello stipendio sicuro, dall’altra c’è il peso di dover sopportare anche di non far nulla o di fare cose che non sono di loro competenza.
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