Alla fine ha prevalso il criterio del merito. Il governo ha emanato uno schema di decreto-legge che ha unificato la terza e la quarta fascia delle graduatorie permanenti. Appena in tempo prima della pronuncia di merito del Consiglio di Stato sul ricorso avverso la sentenza del Tar Lazio, che ha annullato i decreti istitutivi delle graduatorie permanenti. Viene a cessare, dunque, il possesso dei 360 giorni di servizio, quale requisito essenziale per essere inclusi in graduatoria e viene riaffermato il principio del maggiore punteggio.
D’altra parte questo aggiustamento era doveroso: basti pensare che, stante la disciplina precedente, un aspirante docente abilitato, con una laurea conseguita con il massimo dei voti e la lode e un dottorato di ricerca, in mancanza del requisito di servizio sarebbe stato comunque collocato in quarta fascia.
Va detto subito, però, che il provvedimento di urgenza è stato messo in atto soprattutto perché, dopo il 2 aprile, le sentenze di annullamento si sono accumulate e, allo stato, sarebbero circa 50.
Il Ministero, dunque, non avrebbe potuto seguire i vari procedimenti senza mettere a repentaglio le procedure di avvio dell’anno scolastico. Di qui il varo del provvedimento che terminerà il suo iter con la legge di conversione. Tra i vari aspetti positivi del provvedimento quello dell’ammissione in terza fascia degli aspiranti docenti che hanno superato il concorso ordinario e dei diplomati delle Ssis.
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