La “patata bollente” delle graduatorie permanenti è giunta all’esame del Senato: dopo la “sparizione” sul filo di lana alla Camera dell’emendamento che avrebbe dovuto annullare l’art. 66 n. 66.28 del testo che decreta la cancellazione, dal 2010, delle liste di merito che regolamentano l’accesso ai ruoli e attribuiscono le supplenze, sembrano aprirsi nuovi spiragli per il loro mantenimento. Il 28 novembre c’è stata infatti un’importante apertura a favore del mantenimento delle graduatorie anche oltre il 2010: protagonisti i capigruppo dell’Ulivo e di Rifondazione alla Camera, Dario Franceschini e Gennaro Migliore, i quali avrebbero confermato al Governo la necessità di reinserire nella manovra i contenuti dell’intesa di maggioranza, già raggiunta alla Camera, lasciando così in vigore le graduatorie dei precari senza la spada di Damocle della scadenza.
Secondo gli accordi raggiunti a Montecitorio, già nel testo del maxiemendamento approvato dalla Camera avrebbe dovuto essere previsto il loro ripristino. Ma poi è accaduto qualcosa che ha portato il testo integro al Senato.
Secondo gli accordi raggiunti a Montecitorio, già nel testo del maxiemendamento approvato dalla Camera avrebbe dovuto essere previsto il loro ripristino. Ma poi è accaduto qualcosa che ha portato il testo integro al Senato.
Già nei giorni scorsi diversi senatori si erano dichiarati “profondamente insoddisfatti” per come il governo starebbe affrontando la situazione dei lavoratori precari della scuola.
Ad uscire per prima allo scoperto è stata Rifondazione che ha parlato di “grave tensione” nella maggioranza, se quell’accordo non fosse stato rispettato. In una nota congiunta alcune senatrici del Prc, Rina Gagliardi, Giovanna Capelli e Luisa Boccia, a nome del coordinamento donne parlamentari di Rifondazione, ritengono “gravissimo che non sia stato rispettato l’accordo che tutta l’Unione aveva raggiunto in sede politica, in attuazione del programma che prevedeva l’avviamento del piano straordinario di immissione in ruolo di 150.000 docenti precari senza legare questo provvedimento alla abolizione delle graduatorie permanenti a partire dal 2010″.
Le tre esponenti di Rifondazione sono pronte a dare battaglia in aula: “non si cambiano in finanziaria – fanno sapere attraverso una nota – senza un dibattito libero in Parlamento e senza un confronto con le parti sociali le modalità di reclutamento del personale docente e non si cancellano gli strumenti vigenti, per quanto imperfetti essi siano. Oltretutto questo punto del programma non comporta oneri di spesa. Per noi è irrinunciabile. Condividiamo – concludono le tre senatrici – la protesta e la mobilitazione dei precari e dei sindacati, e le sosterremo con determinazione in Senato”. Insomma, se non ci fosse il precedente della Camera i precari potrebbero dormire sonni tranquilli.
Ad uscire per prima allo scoperto è stata Rifondazione che ha parlato di “grave tensione” nella maggioranza, se quell’accordo non fosse stato rispettato. In una nota congiunta alcune senatrici del Prc, Rina Gagliardi, Giovanna Capelli e Luisa Boccia, a nome del coordinamento donne parlamentari di Rifondazione, ritengono “gravissimo che non sia stato rispettato l’accordo che tutta l’Unione aveva raggiunto in sede politica, in attuazione del programma che prevedeva l’avviamento del piano straordinario di immissione in ruolo di 150.000 docenti precari senza legare questo provvedimento alla abolizione delle graduatorie permanenti a partire dal 2010″.
Le tre esponenti di Rifondazione sono pronte a dare battaglia in aula: “non si cambiano in finanziaria – fanno sapere attraverso una nota – senza un dibattito libero in Parlamento e senza un confronto con le parti sociali le modalità di reclutamento del personale docente e non si cancellano gli strumenti vigenti, per quanto imperfetti essi siano. Oltretutto questo punto del programma non comporta oneri di spesa. Per noi è irrinunciabile. Condividiamo – concludono le tre senatrici – la protesta e la mobilitazione dei precari e dei sindacati, e le sosterremo con determinazione in Senato”. Insomma, se non ci fosse il precedente della Camera i precari potrebbero dormire sonni tranquilli.