Graduatorie precari, il Consiglio di Stato riabilita il commissariamento del Miur
È bastata una notifica presentata in ritardo per riaccendere le speranze degli oltre 5.000 precari collocati in coda alle graduatorie ad esaurimento: l’Avvocatura dello Stato non avrebbe infatti consegnato nei tempi dovuti l’atto d’appello ai legali dell’Anief, promotori del ricorso, riguardante l’annullamento delle ordinanze di sospensiva attraverso cui a novembre il Tar del Lazio aveva imposto a viale Trastevere (altrimenti sarebbe scattato il commissariamento dello stesso Miur) di sciogliere le ‘code’. Non essendo stata convocata la controparte, venendo meno un elemento fondamentale del processo, i giudici del Consiglio di Stato non hanno quindi potuto fare altro, attraverso l’ordinanza n. 207/2010, che applicare il commissariamento del Miur già disposto dai giudici di primo grado.
In termini pratici ciò significa che è stato di riabilitato l’inserimento dei precari ricorrenti con il sistema ‘a pettine’ anziché con quello delle ‘code’. Un’operazione che, salvo ulteriori colpi di scena, comporterebbe lo stravolgimento delle attuali graduatorie dove sono collocati all’incirca 300.000 docenti non di ruolo. Tutto ciò (vista la penuria di posti a seguito dei tagli) alla vigilia di una tornata di assunzioni particolarmente sofferta. L’Anief non ha perso tempo: nelle prossime ore invierà una nota al commissario ad acta, al direttore generale del Miur, e a tutti i dirigenti territoriali degli Uffici scolastici regionali per richiedere l’inserimento a pettine dei ricorrenti. Il direttore generale, infatti, con una nota dello scorso febbraio aveva comunicato agli Uffici scolastici regionali l’accoglimento degli appelli del ministero dell’Istruzione. Ora però si torna indietro: tornano a valere le ordinanze di commissariamento del Tar emesse in data 6 novembre 2009. Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato degli educatori in formazione, “la mancata attuazione di un ordine disposto dell’autorità giudiziaria è passibile di denuncia per omissione di atti di ufficio. Ancora una volta la giustizia dà ragione alla condotta di un sindacato che vuole soltanto il rispetto di quelle regole che ogni giorno vogliamo insegnare ai nostri studenti: il merito, il lavoro, la professionalità. Se il Miur non vuole far pagare ai cittadini due stipendi per un solo posto anche per il prossimo anno scolastico, deve rispettare le ordinanze cautelari del tribunale amministrativo. In caso contrario – ha concluso il leader dell’Anief – i suoi dirigenti devono rispondere del cattivo andamento e della cattiva gestione della pubblica amministrazione”.