Il fenomeno migratorio riguarda per la maggior parte i precari che hanno superato i 40 anni di età, e che fino a ora hanno lavorato qua e là, senza un posto fisso, senza diritto a scatti di anzianità e senza ferie pagate. Qui hanno lasciato le loro famiglie, e hanno abbandonato il Meridione. Si parla di scelta di vita, ma è una necessità. È evidente che una volta ottenuto il ruolo, i neo assunti faranno successivamente domanda di assegnazione provvisoria nelle loro città di provenienza, su posti disponibili, che sono quelli vuoti destinati agli incarichi di supplenza.
E’ un circolo vizioso. I precari, che nel tempo hanno accumulato centinaia di punti e che, nonostante non avessero ottenuto l’immissione in ruolo nella loro provincia, erano riusciti lo stesso a lavorare con le supplenze, rischiano di non ottenere nessun incarico nelle loro province di residenza, a causa del rientro dei giovani docenti.
Vien da chiedersi se la Lega non tornerà a proporre, come fece qualche anno fa, una legge apposita per bloccare questo esodo e mettere al riparo i docenti del nord dalla concorrenza dei colleghi meridionali.
La proposta, lo ricordiamo, era stata quella di introdurre, con un emendamento al dl sviluppo allora in discussione in commissione alla Camera, un bonus di 40 punti in graduatoria per gli insegnanti che avessero scelto di restare nella provincia di residenza. Una sorta di incentivo a non spostarsi nonché un vantaggio di partenza per i docenti già residenti nella provincia della scuola in cui chiedono di lavorare che, secondo la Lega, avrebbe dovuto rappresentare uno scudo sufficiente per permettere ai docenti del nord di non essere superati in graduatoria de quelli del sud.
Oppure magari un bell’inserimento in coda per coloro che si spostano in altra provincia. Allora il sen. Pittoni cantò vittoria, dicendo che l’effetto della notizia del bonus aveva scoraggiato tanti docenti a trasferisi.
Resta il fatto che oggi si tratta davvero di uno spostamento inimmaginabile, una tragedia colletiva con molti vinti e pochi vincitori, visto che le assunzioni non verranno fatte su tutti i posti vacanti. Il precariato resta e l’Italia è ancora una nazione di emigrazione dal Sud al Nord. Come tanto tempo fa.
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