“Se la scuola fa schifo i figli dei ricchi se la caveranno sempre; sono i figli dei poveri che saranno condannati per sempre in una condizione di svantaggio. Se tutti siamo d’accordo che l’egualitarimo sociale non produce giustizia, il problema sono i criteri per valutare il merito e le persone chiamate a valutare”
Così ha esordito Massimo Gramellini, nella puntata di sabato scorso di Che fuori che tempo che fa condotta da Fabio Fazio, e non ha dubbi: il progetto della “buona” scuola di Renzi, che affida i superpoteri della valutazione alla figura monocratica del preside, il quale deciderà di scatti e promozioni, fa acqua da tutte le parti.
La sollevazione di massa del 5 maggio, ha messo sul tappeto, tra le altre, una questione importantissima che va ben oltre, continua Gramellini, alla questione scuola e investe tutta la società italiana: è acclarato che nessuno di noi riconosce nel proprio superiore un’autorità giusta e affidabile.
In sostanza chiunque detenga un potere in questo paese lo userà in modo discriminatorio, per avvantaggiare l’amante, l’amico, il figlio dell’amico o banalmente il proprio sodale. Viviamo nel paese dei cerchi magici, delle lobbies, delle cordate, del familismo amorale, che viene praticato con entusiasmo anche dai moralisti.
Un pregiudizio negativo e infondato? No, continua Gramellini: questo pregiudizio è purtroppo suffragato dalla verità dei fatti e diventa così difficile trovare degli antidoti.
Chi ci garantisce che sottoporre all’autorità del preside un collegio dei docenti non serva ad aumentare, a moltiplicare i casi di corruzione, familismo e raccomandazione?
La scuola e tutta l’Italia non si cambiano con decreti e leggi, ma con i comportamenti. Come avrebbe detto il generale De Gaulle con un “vasto programma”. Altro che buona scuola e la miseria morale del poteruccio assegnato al dirigente di turno…
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