Intervistiamo la Senatrice Bianca Laura Granato della VII Commissione Istruzione del Senato dopo l’approvazione alla Camera della Legge di conversione del DL 22.che, tra le varie novità, prevede una riformulazione delle prove scritte del concorso speciale, a bando già pubblicato.
Senatrice Granato, vorremmo una ricostruzione storica e un suo comento su questa tormentata vicenda dell’iter parlamentare del Decreto Scuola che ha visto coinvolto direttamente anche il presidente Conte, allorquando non si riusciva ancora, dopo settimane di lavoro in commissione Senato, a trovare la quadra nella maggioranza di governo.
E’ stata veramente un’impresa. Sia alleati di governo che opposizione avevano assunto posizioni tra loro inspiegabilmente simili, sicuramente influenzate da un denominatore comune: i sindacati. Nessuno sembrava interessato agli esami di stato o alla riapertura dell’anno scolastico a settembre. L’unico elemento che suscitava l’interesse generale era quello dei concorsi, in particolare lo straordinario. L’idea folle era quella di far saltare l’unica prova a risposta multipla per assumere tutti a settembre a tempo determinato da graduatoria propria per titoli e servizio, per poi convertire il contratto a tempo indeterminato dopo un anno di prova (quando mai l’anno di prova si fa prima dell’assunzione) e una verifica orale. Sinceramente questa idea non presentava alcun vantaggio, innanzitutto perché non consentiva di assumere a tempo indeterminato da settembre (e questo era il motivo per cui la Azzolina disse giustamente che chi diceva che a settembre, facendo saltare il concorso straordinario, si sarebbe potuto assumere, mentiva sapendo di mentire) e poi perché una prova di verifica orale decontestualizzata da qualsiasi elemento oggettivo anche di comparazione con altri candidati non avrebbe costituito alcuna garanzia di selezione seria e attendibile nè per lo stato nè per il candidato stesso. Insomma era un autentico pasticcio ordito per mascherare una vera e propria stabilizzazione.
In che modo è stato trovato un accordo in merito al nuovo concorso speciale in quanto le posizioni, anche dopo il lodo Conte, sembravano ancora distanti?
Ritengo che i miei interventi abbiano avuto un discreto peso in questa decisione. Da quando infatti ho rotto la catena del silenzio sulle conseguenze devastanti che quelle richieste avrebbero avuto sulle sorti della scuola statale, finalmente dopo aver preso tanto fango da alcuni gruppi organizzati legati anche a sigle sindacali, in particolare la Uil scuola, si è sollevato il dibattito pubblico e il PD ha iniziato a fare retromarcia. Questo ha fatto sì che gli elementi convinti di portare avanti la causa sindacale rimanessero sempre più isolati. Siamo state noi senatrici del Movimento 5 Stelle della commissione cultura a dichiarare in modo compatto che senza una procedura autenticamente selettiva non avremmo votato il provvedimento, per cui tutti hanno capito a quel punto che se si poteva evitare il concorso ad agosto, comunque la selettività della prova non si sarebbe potuta scongiurare e che insistere su questo punto iniziava a diventare anche difficilmente difendibile agli occhi dell’opinione pubblica.
Lei è considerata una delle più convinte assertrici della selezione per merito nella Scuola al fine del reclutamento dei docenti e per questo é invisa a quei precari che considerano il servizio e i titoli elementi sufficienti per il reclutamento attraverso graduatore.
Cosa risponde ai suoi numerosi critici tra cui le stesse OO.SS.?
Ai miei detrattori dico con estrema chiarezza che la tutela dei posti di lavoro statali nella scuola passa dalla garanzia di qualità che deve offrire lo stato sui servizi pubblici e sono fermamente convinta che avallare assunzioni senza alcuna selezione anche per una sola volta con il pretesto della pandemia avrebbe dato seguito ad altre rivendicazioni analoghe che avrebbero svilito il sistema di istruzione pubblico al punto tale da legittimarne il successivo smantellamento. Tant’è che i promotori della cosiddetta seconda gamba (le scuole paritarie) sono sempre nelle stesse file dei richiedenti le sanatorie per i precari. Questo dovrebbe preoccupare, ma purtroppo ognuno tira acqua al proprio mulino e se ne infischia. Spetta al legislatore il compito di andare oltre gli interessi di parte e di lavorare nell’interesse collettivo.
Ci saranno 200mila supplenze da attribuire, secondo stime sindacali; non le sembra che il problema vero e più immediato sia quello di assumere dalle graduatorie già esistenti finalizzate alle immissioni in ruolo con una battaglia da intraprendere con il Mef che autorizza un numero di posti sempre insufficiente? Ma su questo purtroppo non c’è alcuna traccia nel decreto scuola.
Sulle 200mila cattedre vacanti non ho conferme da parte del ministero. È infatti assai probabile che quando si parla di questi numeri si parli piuttosto di posti di organico di fatto. Indubbiamente il MEF è tiranno, ma bisogna anche rimuovere le sue remore con delle misure che rendano efficace quello sforzo economico.
Sono due anni che analizzo la situazione sotto tutti i punti di vista e mi sono fatta un’idea abbastanza chiara degli interventi che sarebbe opportuno mettere in campo per incoraggiare il MEF a investire. Sarebbero molti e converrebbe parlarne in modo diffuso in un’altra occasione.
Sappiamo che in sede di conversione in legge del DL 22 al Senato è passato l’emendamento espressamente voluto da lei per aggiornare quest’anno le graduatorie di istituto che ora diventeranno provinciali. Quali saranno i tempi per l’emanazione del decreto e quale la procedura?
Credo che le tempistiche siano rapide. Ora che abbiamo il decreto approvato in capo a un mese o giù di lì dovremmo farcela a riaprire le graduatorie. Questo obiettivo in un primo tempo non sembrava raggiungibile ma per fortuna al Ministero sono riusciti a rimuovere gli ostacoli che ne impedivano l’aggiornamento. Quello delle graduatorie provinciali è un bel passo avanti nella direzione della trasparenza del reclutamento, rispetto alle MAD della legge 107. Sicuramente un altro passo compiuto nella direzione dello smantellamento della Buona Scuola, dopo i PCTO e i concorsi che hanno sostituito il FIT, l’abolizione degli ambiti territoriali, del comma 131 dell’art. 1 della legge 107, nonché la modifica del Dlgs 66/17.
Secondo lei quali sono i provvedimenti necessari per riaprire a settembre le scuole in presenza e in sicurezza?
Bella domanda! Sicuramente partire dalle prescrizioni del CTS. Noi Commissione Cultura del Senato avevamo chiesto un mese fa al Presidente Conte di prevedere la copertura per quasi un raddoppio dell’organico con organico di fatto di primaria e secondaria di primo grado onde garantire lo sdoppiamento delle classi.
Beneficiare di un fondo utile ad una misura del genere all’occorrenza non sarebbe stato male. Purtroppo credo che il problema non sarebbero solo i soldi ma gli insegnanti che non sono equamente distribuiti sul territorio nazionale da poterne disporre nella quantità che servirebbe ovunque. Da docente non ritengo pratico nemmeno affidare la riapertura delle scuole a strutture alternative o all’aperto, innanzitutto perché dislocare in vari edifici pubblici studenti, docenti ed ATA di una stessa scuola lo vedo molto poco fattibile, dato che bisognerebbe affidarsi ad enti locali non sempre efficienti e dotati di idonee strutture da mettere a disposizione, anche all’aperto, gestire gruppi classe nel rispetto delle regole di distanziamento fisico e compatibilmente con le esigenze della didattica non sarebbe semplice, così come anche gestire le logistiche del trasporto pubblico e di viabilità che ne scaturirebbero.
Penso che la situazione potrebbe essere gestita in base ad appositi coefficienti di rischio applicati ai vari contesti territoriali con misure adattate sulla base di linee guida nazionali. Intanto è opportuno dotarsi territorialmente di DPI e di materiale per igienizzare i locali scolastici e formare il personale ATA alle pratiche di sanificazione degli ambienti.
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