Ha avuto successo lo sciopero proclamato dagli autonomi e dai confederali. Da un monitoraggio effettuato dal Ministero su circa la metà delle scuole, pare che l’astensione si sia attestata al 38,2%. Di tutt’altra entità i dati forniti dai confederali che dichiarano oltre il 60% di adesioni. Per i Cobas e altre sigle autonome, addirittura, 9 scuole su 10 sono rimaste chiuse. Ad ogni modo, la protesta nei confronti del Governo appare consistente e generalizzata e se la trattativa non sarà riaperta in tempi brevi è già stato annunziato un altro sciopero per il 18 dicembre.
"I tempi sono agli sgoccioli, dobbiamo essere convocati rapidamente", ha detto Enrico Panini, leader della Cgil scuola. "Questa massiccia adesione – ha dichiarato Daniela Colturani, responsabile della Cisl scuola – è la testimonianza di una tensione giunta alle soglie della ingovernabilità, una indicazione precisa, se mai ce ne fosse stato bisogno, di non accontentarsi né delle promesse né delle mance”. Nino Gallotta, segretario dello Snals ha ribadito che "in assenza di risposte adeguate il personale della scuola ripeterà lunedì 18 dicembre la propria protesta con un altro sciopero generale. Altro che accordo entro pochi giorni! Realizzeremo tutte le iniziative di lotta necessarie fino alla conclusione positiva della vertenza". Per Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, "i docenti si sono resi conto che è in gioco il loro futuro, che sono su una dorsale: o si torna al passato o si va verso una rivalutazione del loro ruolo sociale". Piero Bernocchi dei Cobas, infine, ha dichiarato: "Plebiscitario e trionfale successo dello sciopero promosso da noi e a cui confederali e Snals si sono aggregati. Sappiamo che loro aspettano solo la fine delle elezioni delle Rsu per firmare un accordo truffa, ma ora devono fare i conti con le aspettative suscitate da questo sciopero".
Da parte del Governo reazioni abbastanza preoccupate e qualche segnale di apertura riguardo la possibilità, nel medio periodo, di adeguare gli stipendi degli insegnanti italiani agli standard europei. "L’alta adesione è un segnale di cui tutti dobbiamo tenere seriamente conto", ha detto il ministro Tullio De Mauro. "Il Governo ha fatto uno sforzo eccezionale nel reperimento delle risorse" – ha sostenuto Franco Bassanini, ministro della Funzione pubblica – ciò non significa che non si possano trovare margini, ma sono ridotti. Se si aumentano le risorse per la scuola si devono diminuire per qualche altra cosa. Per il personale della scuola – ha aggiunto – si punta a raggiungere le retribuzione medie dei paesi OCSE nei prossimi cinque anni. Prevediamo di recuperare, in 3 anni, due terzi del dislivello, questo significa 265.000 lire lorde in busta paga, pari a 161.000 lire nette". Previsioni più ottimistiche da parte del sottosegretario all’Istruzione, Giovanni Manzini, secondo il quale l’accordo arriverà potrebbe arrivare nel giro di una decina di giorni: "entro la fine della prossima settimana il Governo varerà un emendamento alla Finanziaria con un programma triennale e se ci saranno le risorse aggiuntive, il contratto potrebbe essere chiuso".
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