Martedì 29 gennaio, si è svolto il II seminario dell’iniziativa #scuolasocietabenecomune dal titolo “Educazione alla convivenza civile”, riscuotendo un grandissimo successo.
La registrazione del seminario è adesso disponibile sul canale Youtube di Tecnica della Scuola.
La Tecnica della Scuola, in occasione dei suoi vent’anni di attività sul web, ha lanciato l’iniziativa #scuolasocietabenecomune, un ciclo di seminari gratuiti rivolti a tutto il personale scolastico e alle famiglie, per aprire un dibattito su temi caldi della scuola di oggi.
L’hashtag #scuolasocietabenecomune, è stato creato per dare modo di partecipare attivamente all’iniziativa lasciando sui social opinioni, commenti ed esperienze sulle tematiche affrontate nei seminari.
Prendi parte al dibattito su Facebook mettendo “partecipa” all’evento “4 webinar gratis per te #scuolasocietabenecomune” e lascia la tua opinione nella discussione.
Tali seminari che si svolgono in modalità webinar, sono tenuti da Enrico Bottero, insegnante, Dirigente scolastico e per molti anni ricercatore presso l’Istituto Regionale di Ricerca Educativa del Piemonte (già Irrsae).
Il ciclo di incontri ha come filo conduttore il rapporto fra scuola e società, l’educazione a tutti gli strumenti sociali e l’obiettivo di fornire alcuni spunti di riflessione su come scuola e famiglia possono interagire per raggiungere gli scopi educativi, ognuno però dalla propria prospettiva.
Il primo di questi seminari si è svolto il 20 novembre: “Usi e abusi del digitale: rischi e potenzialità” e puoi rivederlo sulla pagina Youtube di Tecnica della Scuola.
Il secondo si è svolto il 29 gennaio: “Educazione alla convivenza civile” e puoi rivederlo sulla pagina Youtube di Tecnica della Scuola.
Ecco di seguito i prossimi seminari in programma:
MARTEDI’ 12 MARZO 2019
Educazione e scuola: andare oltre i luoghi comuni
I principi educativi che si sono affermati nel corso del Novecento nella stagione dell’Educazione nuova e dei metodi attivi non sono riusciti a condizionare la maggioranza delle pratiche educative e di insegnamento, ancora in gran parte caratterizzate dall’utilizzo dei metodi trasmissivi. Paradossalmente sono però sempre più utilizzati come “luoghi comuni”. L’utilizzo di slogan con cui si esaltano i metodi attivi e la libertà del ragazzo e del bambino è utile ad altri scopi, legati generalmente al marketing di “prodotti” pedagogici (scuole private “alternative”, attività formative, innovazioni pedagogiche di grande immagine). La denuncia di questo fenomeno è l’occasione per riprendere in modo efficace i temi di fondo della pedagogia e della didattica più innovative: i metodi attivi, la motivazione, l’individualizzazione degli apprendimenti, il rispetto dell’educando/allievo, l’educazione alla libertà e all’autonomia. Lo scopo è aiutare l’educatore e l’insegnante a comprendere le sfide che stanno dietro i “luoghi comuni”, offrir loro le armi del mestiere e i “concetti chiave” per poter condurre nel modo migliore l’attività pedagogica e didattica.
MARTEDI’ 21 MAGGIO 2019
Fare scuola fuori della scuola
L’innovazione nella scuola (programmazione, metodologia della ricerca, laboratori, cooperazione tra gli insegnanti, classi aperte, superamento dell’unità aula e dell’unità classe ecc.) ha un senso solo se accompagnata da un’estensione delle attività educative fuori della scuola. Ragazzi e giovani hanno bisogno di attenzione educativa da parte degli adulti, di non essere abbandonati a se stessi quando sono fuori dalle istituzioni tradizionali (scuola, famiglia). Ma con quali obiettivi? Con quali metodi? Con quali innovazioni nei programmi didattici, nei comportamenti di insegnanti e allievi? Partendo da esperienze reali e percorsi praticabili emerge la possibilità di realizzare un sistema formativo allargato che vede collaborare soggetti diversi (scuola, enti locali, associazioni, ecc.) per garantire il diritto all’educazione come bene collettivo. Tutto ciò si potrà fare solo ponendo dei limiti ad una sempre più pervasiva logica fondata sulla competizione a favore di una logica di cooperazione tra soggetti in nome del “bene comune”.