Oggi, 8 novembre, il procuratore capo della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha partecipato ad un convegno a Napoli su etica, legalità, economia. Le parole da lui pronunciate durante un discorso in merito alla società e alla scuola sono davvero forti.
Ecco cosa ha detto, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera. Per Gratteri “c’è un decadimento tra i giovani (che non sanno scrivere neanche più in italiano), le loro famiglie (ci sono genitori che a 45 anni vogliono fare i 20enni), e la colpa è perché i governi negli ultimi 10 anni non hanno voluto investire in istruzione”, ha detto.
Sulla formazione dei ragazzi è stato durissimo: “Le scuole sono diventate dei progettifici. Ogni anno i dirigenti scolastici fanno a gara per avere il magistrato di grido, la soubrette, per fare la giornata della legalità. Ma non è meglio portare i ragazzi in una comunità terapeutica a parlare con i tossici? O da chi soffre, per formarli? Se non si fa una scuola a tempo pieno se non si fa vedere ai ragazzi che c’è un alternativa alle fiction, che diventano più violente di anno in anno, non andiamo nessuna parte”.
E ancora sui giovani: “Oggi ai ragazzi non bisogna parlare di etica, ma di soldi, solo così i ragazzi ti ascoltano. Bisogna loro spiegare quanto guadagna un corriere della droga, ma anche cosa rischia. Oggi non si conta in base a cosa si è, ma in base a cosa si ha: un insegnante che arriva con una vecchia Fiat Tipo a scuola è visto dai ragazzi come uno sfigato. Mentre il cafone che arriva al pub con il Suv è visto come un esempio”, ha concluso, facendo un paragone.
Gratteri ha tirato in ballo anche le serie tv, dal suo punto di vista colpevoli dell’imbruttimento degli atteggiamenti dei ragazzi, a suo dire sempre più violenti. Probabilmente, visto anche la location in cui ha proferito queste parole, ha fatto riferimento alla fiction Rai Mare Fuori.
La professoressa palermitana Giovanna Corrao ha discusso in merito al rischio di emulazione di figure negative che i giovani osservano in prodotti culturali nel genere (Mare Fuori, per chi non lo sapesse, è ambientata in un Ipm, un istituto penale minorile). Spesso, senza un filtro, senza la visione accompagnata dagli adulti, i ragazzini faticano a capire il messaggio della serie, il contesto, e finiscono per vedere personaggi criminali come eroi da seguire.
Ecco le parole della docente: “Mare Fuori è fatta bene. Ma i ragazzi molte volte non guardano lo spaccato drammatico. Molti dei protagonisti muoiono perché fanno quella vita. Loro mitizzano queste figure senza considerare che sono negative quindi bisognerebbe accompagnare sempre i ragazzi nella fruizione di queste serie”, questo il suo pensiero.
Cristina, diplomata al liceo musicale e in una scuola di recitazione, aspirante attrice del musical ispirato alla serie, è lei dell’avviso che non vi siano collegamenti tra serie tv e realtà: “Ho visto Gomorra e Mare Fuori e non ho mai ammazzato nessuno o messo le mani addosso. I problemi non arrivano dalle serie tv, ma molto spesso dai problemi della famiglia in cui si cresce e per questo bisogna aiutare i ragazzi da un punto di vista sociale, della scuola. Solo così i ragazzi non prendono o’ fierro, come dicono nelle serie, ma si impegnano in cose più vere per crescere bene”, questa la sua opinione.
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