Il procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri è stato ospite oggi, 7 maggio, di Skuola.net. Ai microfoni del portale dedicato agli studenti ha toccato vari temi di interesse per il mondo della scuola, tra educazione dei ragazzi e rapporto tra docenti e alunni.
“A scuola ero discolo ma ascoltavo i genitori e quindi riuscivo a capire tutto. Io sono a favore del voto e sarei anche per il trimestre, non per il quadrimestre. Dopo il primo trimestre si può intervenire meglio in caso di problemi, dopo un quadrimestre no”, ha esordito Gratteri.
Ecco come secondo quest’ultimo bisogna parlare ai ragazzi: “Bisogna essere credibili, bisogna aver fatto qualcosa nella vita altrimenti i ragazzi ti sgamano subito e non ti seguono, si mettono a giocare al telefono. A volte c’è gente preparata e colta che quando parla si piace, parla da sola, non alla pancia dei ragazzi. Dobbiamo intercettare i ragazzi nei loro gusti, usi, costumi. Parlare di soldi ad esempio. Ai ragazzi devi parlare di mode, di consumi, di telefonini. Ai giovani interessano notizie utili per la loro vita”.
“Su TikTok le mafie si fanno conoscere, si propongono come modelli vincenti, ricchi e potenti. I social diventano così una grande trappola. Migliaia di ragazzi diventano figli della rete. Insisto molto sulla scuola a tempo pieno, con altri docenti nel pomeriggio che possano tenere attivi e interessati i ragazzi. Il futuro è dei giovani? Dire così prende in giro i giovani, sta a noi adulti accompagnare i ragazzi, con una corretta informazione. I social incidono ma a sta a noi educare e dirigere, non aspettare che l’evento accada”, ha aggiunto, parlando dei social media.
“C’è una generazione di genitori mediamente ignoranti, che stanno sui social. Per cercare di comprarsi i figli che hanno abbandonato dedicano meno tempo ai figli. Quando capiscono che li stanno perdendo comprano loro qualcosa. Quando prendono brutti voti pensano che è il momento di dimostrare quanto vogliono bene ai figli e vanno scuola facendo il processo per direttissima al docente. Io la vedo come un’invasione di campo. Noi non siamo tuttologi. Un docente dovrebbe saper fare il docente, non dobbiamo mettere in dubbio la sua professionalità. I genitori dovrebbero entrare a scuola solo se c’è un pedofilo o se c’è un insegnante di italiano che non sa l’italiano. Negli altri casi dobbiamo fare un passo indietro, aspettare che il ragazzo maturi, anche in un’ingiustizia. I dirigenti scolastici devono essere più rigidi, non devono farsi intimorire”, ha concluso.
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