Il giudice Gratteri arriva dritto in sala per incontrare gli studenti: sono i protagonisti della giornata ed i suoi interlocutori, ed è con loro che vuole parlare di scuola e di educazione ai valori di una vita vissuta onestamente e con generosità. L’occasione gli è data dalla presentazione del suo ultimo libro “Fiumi d’oro. Come la ‘ndrangheta investe i soldi della cocaina nell’economia legale” edito da Mondadori.
Nicola Gratteri, calabrese doc e Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro è semplice e chiaro, non usa termini tecnici e colpisce gli studenti dell’ITE De Fazio di Lamezia Terme, prima al cuore e poi alla testa, facendoli ragionare.
Un incontro di poco più di un’ora in cui ribadisce tutto quello che si è abituati a sentire dal magistrato più famoso d’Italia che all’inizio del suo intervento si sofferma sulla figura del garzone di mafia, quell’utile idiota al servizio dei capoclan, destinato dopo avere vissuto per un po’ di tempo in maniera “straordinaria” (vita di lusso), a marcire durante gli anni più belli della sua vita in galera.
Una figura che può sembrare un modello per i giovani ma che in realtà attira perché – spiega agli studenti – l’ignoranza genera falsi miti. Gratteri sottolinea l’importanza dello studio (“studiate, studiate, studiate”, esorta) e identifica nella famiglia la principale fonte di educazione per i giovani, alla quale segue “un minuto dopo” la scuola. Ecco perché bisogna essere ottimi genitori e non cedere alla tentazione di conquistare i propri figli, assecondando ogni loro desiderio o sostenendoli inopportunamente come ad es. quando si contesta l’operato degli educatori: “Se uno studente – stigmatizza – pensa di meritare 7 e prende 6, il giorno dopo la madre si presenta al dirigente e si processa il professore”.
Ai docenti – dice Gratteri – bisogna assicurare uno stipendio più alto per quello che fanno e per il ruolo che svolgono, e le scuole dovrebbero essere aperte mattina e pomeriggio, dovrebbero essere dipinte e il suono della campana non dovrebbe essere il segnale gradito perché è finita l’ora di lezione. Gratteri non lo sa (si è scusato di essere arrivato tardi perché ha sbagliato istituto dove si teneva l’incontro), ma al De Fazio, diretto dalla dirigente Blandino si sta tentando di seguire proprio il modello che descrive.
Infine gli studenti del De Fazio partono con la loro batteria di quesiti.
I professori Diaco e Piricò, racconteranno orgogliosamente a margine del convegno che i propri allievi erano emozionati ed entusiasti di poter interloquire col Procuratore del quale alcuni avevano letto qualche libro. Gratteri risponde pazientemente a tutti.
Dalle risposte escono fuori diversi temi: a cominciare dalla politica e il suo rapporto con la criminalità organizzata alle riforme che andrebbero fatte come quella sulla giustizia. Una domanda però a Gratteri non arriva e riguarda la liberalizzazione delle droghe leggere. Ma lui risponde lo stesso. Non se la sente di andare via senza mettere in guardia un pubblico di adolescenti contro l’uso di queste sostanze e lo fa motivando con dati scientifici e considerazioni economiche.
Ipse dixit: “Le droghe leggere fanno male alla salute e non c’è nessun beneficio economico a liberalizzarle”.
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