Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri è tornato all’attacco parlando di giovani, modelli educativi sbagliati e mafia ai microfoni del talk “Uno, nessuno e 100 Milan” su Radio24. Ecco le sue parole dopo che le sue dichiarazioni in merito ai test psico attitudinali per magistrati sono entrate dritte al centro del dibattito pubblico.
In particolare, Gratteri ha discusso ancora una volta di serie tv che spesso idealizzano il mondo dei criminali: “Se in un’ora c’è solo violenza e non ci sono cinque minuti in cui si vede un poliziotto, un magistrato, un insegnante, mi spiegate quel è il messaggio? E poi se il giorno dopo vedo il ragazzino di scuola che si veste o si muove o riporta le frasi del killer visto la sera prima in tv è di quello che mi devo preoccupare. Poi è inutile strapparsi i capelli e andare in tv a fare i moralisti a parlare di legalità, di Falcone e Borsellino se poi avalliamo certi prodotti cinematografici”.
Quanto al caso Geolier invitato all’Università Federico II di Napoli, cosa su cui è stato molto critico, Gratteri ha ribadito: “La storia è stata questa: due o tre sere prima andando in una periferia di Napoli un genitore mi ha chiesto cosa ne pensassi dell’Università che invita un rapper che si fa vedere nei video su TikTok con pistole e mitra, e ho detto il peggio che si possa pensare, mi spiace per l’Università che manda messaggi negativi perché uno che si fa vedere con il mitra mentre canta a me pare un messaggio negativo. Poi i giornalisti hanno fatto il nome di Geolier ma io non sono contro nessuno”.
Gratteri aveva accolto molto male la notizia. Come riporta La Repubblica, durante una presentazione del suo libro all’IC Sogliano di Napoli il magistrato ha detto: “Queste cose lasciano senza parole, se molla l’università siamo alla fine. Non voglio neppure sapere chi è il cantante. Se si arriva a questo si deve mettere in discussione anche chi ha organizzato e cosa è diventato il percorso universitario, se non si ha la sensibilità che si devono portare all’università solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi, anche analfabeti che si sono affermati nella vita come modello positivo partendo da zero, da sotto zero”.
Secondo Gratteri, “queste cose non devono passare come acqua fresca, nei modi dovuti si deve contestare e protestare, non dobbiamo assuefarci a questo imbarbarimento, non si deve accettare cultura a basso costo, l’università è un luogo di formazione e di raffinatezza culturale e formativa. Non svendiamoci più di quanto ci siamo svenduti”, ha concluso.
“TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro”. È duro il monito del capo della Procura di Napoli lanciato domenica 10 marzo contro l’utilizzo delinquenziale dei social media.
Intervistato a ‘Timeline’ da Marco Carrara, su Rai 3, Gratteri ha tenuto anche a dire che “i social per i mafiosi sono una sfida alle istituzioni, un’esternazione di arroganza”.
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