Gli ultimi governi hanno introdotto una serie di riforme ambiziose nel mercato del lavoro nel sistema dell’istruzione (2015, La Buona Scuola) e dell’innovazione (2015, Piano Nazionale Scuola Digitale e, per il triennio 2017-2020, il Piano Nazionale per l’Industria 4.0): lo rileva l’Ocse nel rapporto ‘Skills Strategy Diagnostic Report – Italy 2017 ‘ presentato oggi al Mef.
L’Ocse avverte però che il referendum del 2016 ha modificato il progetto iniziale per l’Anpal “di centralizzare la responsabilità per la realizzazione delle politiche attive per il mercato del lavoro (Palm) in Italia”, che restano condivise tra Stato e regioni. Per cui “potrebbero emergere in futuro alcuni problemi di collegamento”.
L’Ocse evidenzia come “tra i paesi membri, l’Italia è al quartultimo posto per percentuale di donne occupate mentre i giovani “devono affrontare una transizione difficile dalla scuola/università al mondo del lavoro. I giovani italiani hanno raramente accesso a servizi di orientamento che li aiutino a scegliere nella vasta gamma di possibili percorsi di formazione e carriera. Una parte significativa di giovani impiega troppo tempo a terminare gli studi”.
Sul fronte dei salari inoltre l’Ocse sottolinea che le retribuzioni nel nostro Paese sono legate all’età e all’esperienza del lavoratore e non alle performance individuale caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro.
Inoltre, scrive l’Ocse, circa il 6% dei lavoratori possiede competenze basse rispetto alle mansioni svolte, mentre il 21% è sotto-qualificato”. Ma sorprendentemente, malgrado i bassi livelli di competenze che caratterizzano il paese, si osservano numerosi casi di lavoratori che hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione, il che riflette la bassa domanda di competenze in Italia.