Categorie: Politica scolastica

Grazie alla “buona scuola”, dopo sette anni torna lo sciopero unitario

Quanto ai Cobas, “pur apprezzando la convocazione dello sciopero in coincidenza” con quello dei sindacati di base, rivolgono un “appello ai lavoratori/trici legati ai cinque sindacati affinché ne convincano le direzioni a rivedere le loro decisioni, scegliendo il 12 per avere più tempo e per avere con noi tutti gli studenti” e “affinché lavorino con noi per una manifestazione nazionale, che potrebbe essere la più grande della storia della scuola italiana”.

“Questa è la prima grande mobilitazione del settore dopo il ddl”, ha detto da piazza Santi Apostoli Susanna Camusso, invitando a proseguire sulla strada dello sciopero generale, mentre è stata all’insegna dell’understatement la risposta della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini: “Manifesto rispetto per chi sciopera – ha twittato – Stiamo cercando di costruire consenso su #labuonascuola, riforma culturale rivoluzionaria”.

“Non si cambia il sistema scolastico senza chi ci lavora, o peggio contro chi ci lavora”. “Quando si mette mano a questioni senza averne conoscenza e competenza – ha spiegato  Francesco Scrima della CislScuola-, si finisce come l’apprendista stregone e si rischia di fare danni incalcolabili. Questo sta facendo Renzi sulla scuola”.

 “Noi vogliamo – ha affermato Scrima – che siano cancellate le parti del ddl che stravolgono senza criterio modalità di reclutamento, mobilità e gestione del personale, riconsegnandole alla loro sede legittima che è quella contrattuale; vogliamo che professionalità, collegialità e partecipazione siano valori riconosciuti e non disattesi e mortificati. Vogliamo stabilità del lavoro, risorse di organico certe e adeguate per le nostre scuole. Non lo chiediamo per noi, lo chiediamo per il paese, per evitare che una politica presuntuosa e incapace danneggi in modo irreparabile la sua scuola”.

Stefano Fassina, il deputato Pd, ha osservato come “il ddl ha dei lati positivi, quali l’assunzione di tanti insegnanti in più, ma ci sono altri punti che vanno corretti, quali il reclutamento degli insegnanti”.

Anche Sel d’accordo: “Oggi qui in piazza c’è davvero la buona scuola, tutti coloro che tra mille difficoltà quotidiane danno un contributo fondamentale al futuro possibile del Paese. Tutto quel mondo che il governo non ascolta e che sprezzantemente definisce conservatori. “Ben venga lo sciopero. Da parte nostra continueremo e  insisteremo in Parlamento nella battaglia per affermare le ragioni della scuola. Quella vera, non quella degli spot e degli annunci di Renzi”.

L’auspicio è che anche tutti i docenti aderiscano, affinchè alla conta delle percentuali, nessuno dica che lo sciopero ha riguardato solo il personale politicizzato.

Una massiccia chiusura della scuole il 5 maggio, è il messaggio più chiaro al Governo per dire che le riforme, e di questo tenore, non si fanno senza l’apporto determinante di chi ogni giorno fa i conti con le difficoltà di una istruzione tenuta ai margini da decenni. Se Renzi voleva stupire, c’è riuscito ricompattando l’unità sindacale, ma a questo punto dovrebbe essere il personale della scuola a stupire a sua volta, rigettando una riforma che ha pericolosi germi di autoritarismo. 

Pasquale Almirante

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