Sull’accordo tra Miur e Sindacati del 26 giugno 2018 che cancella la chiamata diretta per l’anno scolastico 2018/2019, il consenso è crescente tra moltissimi docenti. Abbiamo intervistato il Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti Francesco Greco che su questo tema ha scritto al Ministro dell’Istruzione Bussetti.
Cosa pensa dell’accordo che il Miur ha fatto con i Sindacati riguardo la cancellazione della chiamata diretta per l’anno scolastico 2018/2019?
Salutiamo con favore–di riferisce il prof. Greco- il recente accordo sulla cancellazione della “chiamata diretta” che anticipa l’eliminazione legislativa di uno degli istituti più deleteri della legge 107/2015 e reindirizza la scuola verso i più consoni binari del rispetto dell’ordinamento costituzionale. Un intervento necessario verso il superamento delle aberrazioni prodotte dall’inveterata “buona scuola” e delle umiliazioni fatte patire ad un’intera categoria professionale.
Tale scelta, -continua il presidente dell’Associazione Nazionale Docenti- ferma restando la sua forte valenza politica, tuttavia, lascia in ombra tante questioni, su molte delle quali si è registrata una sostanziale convergenza tra impegni elettorali e legittime aspettative del mondo della scuola.
Quindi quali altri interventi si aspetta da questo Governo per risanare le evidenti storture della legge 107/2015?
Riteniamo che dopo la fase destruens, tra l’altro ancora neanche iniziata, dovrà esserci, necessariamente, una fase costruens. In buona sostanza con la cancellazione della chiamata diretta, anche gli ambiti territoriali dovranno essere rivisti e ripensati alla radice.
Ciò detto, la modifica d’uso e forse anche di estensione degli ambiti, a nostro giudizio, -conclude il Prof. Greco- non può più essere disattesa, onde evitare che la cancellazione della chiamata diretta possa, anche solo apparire, un provvedimento estemporaneo e, men che meno, meramente propagandistico.
Come ritiene che gli ambiti territoriali possano essere efficaci al funzionamento di una corretta offerta formativa?
Si tratta, di definire degli ambiti territoriali che siano dei veri e propri ambiti organizzativi dell’offerta formativa a livello sub provinciale, in cui siano garantiti un’offerta articolata e univoca dei diversi percorsi di studio e un organico funzionale stabilizzato del personale docente che consenta in modo flessibile di assorbire esuberi e carenze, senza effetti, nel medio periodo, sulla mobilità esterna.
Quindi diciamo no agli ambiti territoriali come sono concepiti oggi, ambiti funzionali alle liste di chiamata diretta, spesso causa di grave prostrazione per persone con curricula, in molti casi, anche di spessore accademico.
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