Dal 6 agosto 2021, anche l’accesso a musei, mostre, istituti e luoghi della cultura è consentito in zona bianca esclusivamente ai soggetti muniti del green pass.
Il DL approvato in consiglio dei ministri il 22 luglio e annunciato in conferenza stampa dal presidente Draghi, insieme ai ministri Speranza e Cartabia, proroga infatti lo stato di emergenza nazionale fino al 31 dicembre 2021. “A causa del protrarsi della diffusione degli agenti virali da Covid-19 – leggiamo nel provvedimento – l’attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività”.
Così per accedere a una serie di attività soprattutto ricreative, ludiche e sportive, serve il green pass.
Si tratta di una pesante limitazione della libertà di circolazione, prevista comunque dalla Costituzione all’articolo 16 per motivi di sanità o di sicurezza.
Ma inserire fra i luoghi limitati al libero accesso anche i musei e le mostre non è una misura un po’ sproporzionata rispetto al rischio effettivo?
La vera ratio del decreto legge
D’altra parte, come ha detto lo stesso Draghi, restano esclusi da qualsiasi limitazione, almeno per ora, settori di peso come trasporti, scuole e ambienti di lavoro, che evidentemente richiedono interventi normativi molto ponderati e tempi di elaborazione più lunghi. Quindi si è scelto di andare cauti con le attività produttive, commerciali e i servizi essenziali, e di cominciare con quelle che finora sono state più penalizzate dalle chiusure, presentando il green pass come la condizione necessaria per non chiudere di nuovo. È evidente che la vera ratio del decreto legge, più che di arginare il rischio epidemiologico al momento non così allarmante, è quella di spingere la gente a vaccinarsi presto e in gran numero, spronando soprattutto gli scettici e i riottosi. Draghi in conferenza stampa è stato molto duro: “Gli appelli a non vaccinarsi sono un appello a morire” ha detto. Gli ha fatto eco Speranza: “II messaggio di fondo che vogliamo dare nel modo più fermo e più convinto è vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi”.
L’obiettivo è questo. Le limitazioni che incidono pesantemente sulle attività più piacevoli della vita quotidiana sono inaccettabili quasi per tutti. E infatti fin dal giorno dopo si è registrato il boom di prenotazioni da + 15% a + 200%, a seconda delle regioni, come prima era accaduto in Francia.
Anche se i problemi attuativi certamente non mancano, dai controlli all’ingresso scaricati su soggetti privati, come i ristoratori che già cominciano a protestare, alla durata dello stesso green pass, che è di nove mesi dopo la seconda dose, per cui chi si è vaccinato per primo potrebbe trovarsi col certificato scaduto prima della fine dell’emergenza e delle misure restrittive.
Anche la visita al museo è ad accesso condizionato, ma qual è la motivazione?
Ma la domanda sostanziale è: cosa c’entrano i musei e i luoghi di cultura? Certamente sono molto meno affollati del supermercato e della metropolitana.
In più, con le prenotazioni on line, gli ingressi sono perfettamente scaglionati, il flusso di visitatori è scorrevole, le distanze sono mantenute, la mascherina è sempre obbligatoria, l’igienizzazione delle mani è disponibile dappertutto. Niente a che fare con i grandi eventi sportivi, spettacoli, concerti, sagre, fiere, convegni, congressi, dove la gente si affolla, i numeri sono notevoli e la gestione in sicurezza complicata.
Come pure i mega concorsi pubblici, finiti anche questi nella lista delle attività per cui è necessaria la certificazione verde Covid-19.
Invece, chissà come mai, anche la visita al museo è finita nella lista delle attività ad accesso condizionato. Sembra quasi il classico coniglio uscito dal cilindro del mago, tanto è difficile cogliere una comprensibile e ragionevole motivazione.
Qualcuno ce lo spieghi chiaramente. O meglio, in sede di conversione del decreto legge, sarebbe auspicabile un ravvedimento che lasci i musei e i luoghi di cultura soggetti soltanto alle misure di sicurezza e di cautela che già vigevano dalla loro recente riapertura e che funzionano benissimo.