A partire da settembre le scuole avranno un compito molto complesso e delicato, quello di gestire i controlli sui green pass del personale scolastico.
Come organizzarsi?
Nel parliamo con Emanuele Contu, dirigente scolastico presso l’Istituto superiore Puecher-Olivetti di Rho (MI) , già dirigente tecnico presso l’USR Lombardia e curatore con Marco Campione del recente volume Liberare la scuola. Vent’anni di scuole autonome.
Quale sarà, a suo parere, il problema principale da affrontare?
La prima questione aperta riguarda modalità e frequenza dei controlli. Dalla lettura combinata delle norme di riferimento, sembra di capire che sia necessario o almeno opportuno svolgere un controllo sistematico e generalizzato di tutto il personale, quotidianamente.
I vincoli posti dal garante della Privacy, infatti, impediscono di creare elenchi con le date di scadenza delle certificazioni verdi del personale. Il dirigente scolastico, anzi, non solo non può richiedere questa informazione, ma non può neanche raccoglierla su base volontaria, quando cioè fosse il dipendente a fornire liberamente il dato.
E quindi?
Non potendo sapere (almeno formalmente) chi ha il Green pass perché vaccinato, chi perché negativizzato e chi perché si sottopone a tampone, l’unico modo per essere certi del possesso del certificato verde è appunto controllare tutte le mattine, con qualche grattacapo organizzativo legato ad esempio alle scuole organizzate su molti plessi.
Ma a scuola non entrano solo docenti e Ata
Infatti, un secondo tema delicato è quello relativo alla posizione di quanti accedono regolarmente a scuola, pur non essendo personale scolastico.
È il caso prima di tutto degli educatori professionali, che lavorano a stretto contatto con gli studenti e con i docenti, ma non rientrano nel personale scolastico e quindi al momento non devono essere sottoposti al controllo della certificazione verde. Nella stessa situazione si trovano quanti lavorano nei bar e nelle mense scolastiche, oppure gli esperti messi sotto contratto dalle scuole per lo svolgimento di corsi e attività extracurriculari. Di fatto, si crea un doppio standard per cui docenti e personale ATA sono costretti a vaccinarsi (o effettuare il tampone ogni due giorni), mentre quanti lavorano nelle scuole ma non ne sono dipendenti sono svincolati dall’obbligo e dai relativi controlli.
E veniamo al tema che sta facendo molto discutere tutti, quello delle sanzioni.
Quello delle sanzioni e dei provvedimenti da assumere nei confronti del personale scolastico sprovvisto di certificazione verde è particolarmente complesso. Penso in particolare al tema della sanzione amministrativa (da 400 a 1000 euro): a chi deve essere comminata? A tutto il personale che non dispone della certificazione verde o solo a chi, ipoteticamente, si presentasse a scuola pretendendo di entrare pur essendo sprovvisto del Green pass? Credo che su questi aspetti debbano essere forniti chiarimenti nei prossimi giorni, per orientare i dirigenti scolastici ed evitare atteggiamenti disomogenei su una materia molto delicata.
Con l’obbligo di avere la certificazione verde, si è di fatto introdotto in maniera indiretta l’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico. Quanti saranno quelli che sceglieranno di non vaccinarsi e di sottoporsi a tre tamponi alla settimana per poter lavorare?
A mio avviso pochissimi. Personalmente quella di non introdurre un obbligo di vaccinazione esplicito – come è stato fatto per il personale sanitario – è una scelta che fatico a comprendere: il vaccino è l’unico strumento che può davvero restituirci la normalità, o quasi, nelle scuole. Questa scelta di obbligare al vaccino senza dirlo apertamente rischia di generare – e già lo sta facendo – confusione e complicazioni di cui si sarebbe potuto e forse dovuto fare a meno.
Vogliamo dire due parole anche sugli studenti?
Sulla questione della vaccinazione obbligatoria per gli studenti ci vorrebbe più coraggio. Promuovere la vaccinazione su base volontaria, come scelta etica responsabile, è senza dubbio una cosa positiva e presenta anche dei risvolti educativi interessanti. Mi chiedo tuttavia se, per eccesso di timidezza, non stiamo correndo un rischio evitabile: solo la vaccinazione generalizzata di tutti gli studenti consentirebbe di rendere davvero sicure le aule e sgomberare una volta per tutte il tavolo dal tema delle scuole come veicolo dell’infezione.
Insomma, quale potrebbe essere la soluzione?
Dopo oltre un anno e mezzo di chiusure e quarantene, sono convinto che sia necessario non perdere altro tempo e andare verso l’obbligo vaccinale per tutti coloro che a diverso titolo trascorrono buona parte della giornata all’interno delle scuole.
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