Nella rubrica della posta si leggono solo intemerate di colleghi docenti
anti green pass, spesso anti-vaccino, che, spesso con strafalcioni
sintattici e grammaticali, vaneggiano di diritti costituzionali negati,
dittatura, totalitarismo, addirittura leggi razziali.
Ora, a prescindere dal fatto che sarebbe bello sentire anche la voce di chi condivide le misure di prevenzione (a quanto mi risulta la maggioranza degli insegnanti), questi infervorati “ribelli” non perdono mai un’occasione
per esibire la loro ignoranza, intesa nel senso etimologico del termine.
Ignorano infatti che l’art. 32 della Costituzione vieta sì l’imposizione
di un determinato trattamento sanitario, ma aggiunge “se non per
disposizione di legge”; quindi lo Stato può, se si verificano condizioni
di emergenza (e mi pare ci siano) deliberare l’obbligo del vaccino o di
qualsiasi altra terapia.
Lo stesso articolo dichiara che la salute è fondamentale diritto dell’individuo, garantito come tale dalla Repubblica: quindi rifiutare il vaccino che è, al momento, la sola tutela della propria e dell’altrui salute è, quello sì, incostituzionale, oltreché immorale. Ignorano i nostri eroi altresì che quella dei vaccini anti-Covid non è una modalità terapeutica
“sperimentale”, giacché da decenni la si utilizza e la si conosce.
I dati parlano chiaro: si ammala e muore praticamente solo chi non è
vaccinato e le regioni col più alto numero di contagiati, ricoverati e
morti sono, guarda caso, quelle col più basso tasso di immunizzazione.
Ancora una volta la nostra categoria non perde l’occasione di dimostrare
autoreferenzialità, spocchia, corporativismo, egoismo e odiosa difesa di
privilegi. Proprio le caratteristiche che la rendono invisa all’opinione
pubblica.
Esther Ravenna Rossi
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