Terapie intensive sovraffollate, scarsa percentuale di popolazione vaccinata e disposizioni altamente insufficienti: si apre un dicembre nero per gli stati balcanici, orientali e occidentali. Le normative anticontagio, rimaste sostanzialmente inalterate in tutta la penisola, si coordinano con l’introduzione della Certificazione Verde COVID-19 a livello interno, attualmente valida per consumare i pasti nei ristoranti al chiuso e accedere in alberghi, teatri, musei e sale da ballo.
Non sono previsti, per ora, obblighi vaccinali per particolari categorie professionali, anche se resta caldamente consigliato al personale sanitario di tutelarsi mediante doppia dose, in attesa della terza, per ora somministrata ad anziani ed immunodepressi. Le aree abitate dalle minoranze etniche rom di alcuni paesi dell’area, come la Bulgaria, rischiano di divenire presto dei focolai, data la noncuranza delle disposizioni e della campagna vaccinale, che procede faticosamente. Tragica la situazione nelle scuole balcaniche: in molti istituti è stata ripristinata la DAD, dato l’elevato numero dei positivi al Sars – CoV – 2 accertati ed il superamento dei livelli soglia di sicurezza stabiliti per legge.
Bulgaria, Romania, Slovenia e Croazia hanno applicato la Certificazione Verde a livello interno per l’utilizzo dei servizi di ristorazione e di intrattenimento; tali disposizioni restano valide, nonostante le numerose proteste che hanno interessato le maggiori città della penisola abbiano visto una massiccia partecipazione. L’Unione Europea richiede maggiore impegno nella somministrazione dei vaccini alla popolazione a quei paesi che si collocano ultimi per percentuale di popolazione immunizzata, tra cui Bulgaria e Romania, che si assestano rispettivamente al 25,6 % ed al 37 %.
Le terapie intensive hanno raggiunto, nelle maggiori città, il massimo livello di saturazione, mettendo in difficoltà il tentativo di erogare prestazioni per malati oncologici e cardiopatici, procedura che risulta già complessa in condizioni stabili. L’utilizzo del Green Pass come strumento utile ad incoraggiare la vaccinazione non sembra dare i risultati sperati; si susseguono le proteste organizzate da coloro che temono che la Certificazione Verde COVID – 19 possa avere un impatto divisivo, negativo sul lavoro e sulla scuola.
Le operazioni di screening e tracciamento, coadiuvate dall’applicazione della normativa anticontagio, non hanno impedito il fantomatico ritorno dell’erogazione della didattica a distanza. Gli istituti siti nelle aree che hanno superato i livelli soglia di sicurezza sono stati chiusi e gli studenti sono costretti a seguire lezione da casa, arrecando spesso disagio alle famiglie, sprovviste talvolta di connessione internet e di ambienti predisposti all’apprendimento nelle abitazioni. Critica la situazione all’interno delle comunità rom, già caratterizzate da un alto tasso di dispersione scolastica tra Romania e Bulgaria: numerosi gli studenti che non mettono piede in classe da mesi, a seguito del peggioramento della situazione sanitaria che impedisce loro di servirsi della didattica in presenza.
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