Sull’obbligo dell’esibizione del Green pass scuola non sembrano esserci passi in avanti: come ribadito dal Garante delle privacy, il documento non potrà essere consegnato a scuola e i dirigenti scolastici non potranno realizzare delle banche dati interne. Certo, i ministeri dell’Istruzione e della Salute, assieme lo stesso Garante, che ha annunciato di stare al lavoro per arrivare ad un “equilibrio tra i diritti in gioco”, stanno lavorando alacremente. Di fatto, però, sinora di veri passi in avanti non se ne sono visti. Tanto che Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, ha detto che “sulla questione Green pass siamo in alto mare”.
“Stiamo aspettando indicazioni per capire come bisognerà procedere – ha detto -. Ma se le scuole devono controllare tutti i giorni i certificati di docenti e personale rischiamo che le lezioni inizino a mezzogiorno”.
I controlli preoccupano non poco i presidi. “Il Garante della privacy sostiene che le scuole possono solo controllare i dati ma non conservarli o avere un registro” ha aggiunto Rusconi secondo cui “la cosa più semplice sarebbe inviare l’elenco del personale della scuola con codice fiscale e che la regione desse indicazioni su chi ha il Green pass o meno”.
Secondo il rappresentante Anp, “ci sono presidi con le mani nei capelli perché non sanno come fare. Il primo settembre ci saranno i collegi dei docenti e gli esami di riparazione. Voglio sperare che per quella data ci arrivino comunicazioni”.
Per il momento, dal Ministero giungono parole concilianti e cariche di ottimismo. Durante un incontro in videoconferenza con i rappresentanti del Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola, il ministro Patrizio Bianchi, ha detto che il certificato verde è “uno strumento prezioso per garantire sicurezza e tutela dei più fragili. Come ho già detto, sosterremo le scuole nella sua applicazione”.
“Proprio in queste ore si stanno svolgendo degli appositi incontri tecnici. La scuola – ha concluso Bianchi – è una grande comunità che, tutta insieme, sta lavorando con convinzione per il rientro in classe”.
Al di là delle dichiarazioni, il rapporto con i rappresentanti dei lavoratori si sta sempre più complicando. Anche tra i firmatari del Piano sulla sicurezza sottoscritto tra il 13 e 14 agosto, per via della mancata apertura per i tamponi a tutti i non vaccinati, oltre che verso i tamponi salivari (considerati da diversi sindacati quasi salvifici), la cui adozione risolverebbe tanti problemi. Ad oggi, invece, i test salivari sarebbero destinati sogli agli alunni ed anche a campione.
Dopo l’ultimo incontro, il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, ha detto che la sua organizzazione “contesta pesantemente la nota che lo stravolge, ritirando la delegazione trattante“.
Anche la Cisl Scuola, che almeno in questa fase figura tra le organizzazioni sindacali più concilianti verso l’amministrazione, anche della Anp che è infatti uscita dal tavolo sul protocollo sulla sicurezza, ha presentato ben 32 quesiti sui “nodi da sciogliere per ripartire in sicurezza”.
Le richieste di chiarimento del sindacato guidato da Maddalena Gissi vanno dal distanziamento al controllo del Green pass, sino alla gestione del personale in fase di emergenza.
La stessa Gissi ritiene che occorra quindi arrivare a “soluzioni ampiamente condivise: dovrebbe essere la regola, non una sgradita eccezione. Per questo – ha sottolineato – abbiamo firmato il Protocollo sicurezza, per questo abbiamo rivendicato l’avvio immediato delle sedi di confronto”.
“Di screening di massa preliminari e di controlli sistematici, che prevedano anche tamponi salivari gratuiti per tutto il personale scolastico”, parla invece Elvira Serafini, segretario generale dello Snals–Confsal.
“Non è giusto che, per ottenere il Green Pass, i costi dei tamponi siano a carico dei lavoratori della scuola, in quanto la certificazione verde impone loro un obbligo che, se non ottemperato, comporta l’ingiusta ed esecrabile sospensione del rapporto di lavoro, con perdita della retribuzione”.
Serafini ha quindi detto che il suo sindacato intende “impugnare, nelle sedi opportune, la Nota attraverso cui il Ministero ha trasmesso alle istituzioni scolastiche ed educative il Protocollo d’Intesa, interpretandone l’applicazione in maniera unilaterale”.
Intanto, c’è già chi è passato alle vie di fatto. Contro il decreto legge 111 del 2021, nella parte che introduce il Green pass nella scuola in modo coatto tra il personale, intanto, continuano a giungere forti prese di posizione contrarie: come quella di 116 dipendenti della scuola del Friuli Venezia Giulia, che si sono rivolti al ministero dell’Istruzione e all’Ufficio scolastico regionale.
I dipendenti definiscono la richiesta del documento verde, in applicazione del decreto 111/21, un atto “discriminatorio”.
Ritengono, tra le altre cose, che il Governo abbia deciso di abbandonare i dipendenti non vaccinati, i quali si dovranno fare i tamponi diagnostici a proprie spese.
Nei giorni scorsi a chiedere l’adozione per docenti e Ata, oltre che per gli studenti, di test salivari gratuiti al posto dei tamponi molecolari, era stato il presidente del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli.
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