“Non ho il certificato verde, perché in libertà ho scelto di non vaccinarmi. Non ho il certificato verde, perché non trovo corretto che le istituzioni abbiano prima dato la possibilità di scegliere poi l’hanno resa obbligatoria in modo surrettizio, pena l’esclusione dalla vita sociale e addirittura dal lavoro”. Inizia così la lettera a firma della professoressa Roberta Salimbeni, docente di Lettere in servizio nella scuola media Gentile di Fabriano, in provincia di Ancona.
La missiva è stata letta durante il collegio dei docenti, “nella piena consapevolezza di ciò che avrebbe comportato”, ha detto la coraggiosa prof.
Le ragioni della “disobbedienza civile”
La docente considera il Green pass un provvedimento “ingiusto, discriminatorio e illegittimo”, contro il quale è giusto praticare “disobbedienza civile”.
Ora, la donna si avvia verso una sospensione dal lavoro, come da normativa in vigore, alla quale Salimbeni ha deciso di andare incontro articolando le motivazioni della propria scelta. “Non ho il certificato verde, perché ritengo che sia un provvedimento politico e non sanitario, basato su un falso presupposto secondo il quale i vaccinati non contagiano. Non ho il certificato verde, perché, per esperienza personale, i tamponi, che in alternativa sarei costretta a fare ogni 48 ore a pagamento, non sempre sono veritieri”.
“E se io devo fare il tampone per verificare la mia negatività, e per tutelare eventualmente chi mi è vicino, parimenti dovrebbero sottoporvisi anche coloro che hanno ricevuto la doppia dose di vaccino, perché non sono esenti da contagio”.
Il certificato verde discrimina
“Non ho il certificato verde – ha scritto ancora la docente – perché è discriminatorio e ufficializza quella pericolosa spaccatura sociale, che da tempo si sta delineando e sta creando sospetto, paura, rancore tra le persone, che invece dovrebbero essere tra loro solidali e unite”.
Nemmeno il tempo di rendere pubblica la volontà della prof, che la scuola dove presta servizio, a Fabriano, ha fatto scattare la sua sospensione dal lavoro e sanzione amministrativa: il dottor Antonello Gaspari, il dirigente scolastico, ha detto all’Ansa: “Personalmente speravo di non arrivare a gestire situazioni di questo tipo, mi dispiace. Spero che torni a scuola”.
Il preside: ho applicato la normativa
Il preside sostiene di avere “applicato la normativa, che prevede che, in assenza di Green pass, con vaccinazione o tampone ogni tot ore, scatti il provvedimento (con lo stop allo stipendio) e una sanzione amministrativa da 400 a mille euro. Questo atto può decadere in qualsiasi momento, quando, cioè, l’insegnante presenta il Green pass. Lo stesso vale per la supplenza”.
La sospensione è scattata venerdì 10 settembre, con la notifica del provvedimento di sospensione. “È una insegnante molto valida – ha continuato il ds riferendosi alla docente sospesa e multata – e ha ritenuto opportuno portare avanti con coraggio questa battaglia, da obiettore di coscienza invece che fare i tamponi per poter lavorare. Una questione di principio. Al momento è l’unico caso tra 140 persone in servizio, tra docenti e personale Ata. Ci sono non vaccinati, ma con tamponi eseguiti regolarmente”.
Il supplente? Non sarà facile trovarlo
La didattica, ha quindi spiegato il dirigente scolastico, “potrebbe essere garantita o con supplenza – anche se non è facile perché si tratterà di un incarico a scadenza mentre, in questo periodo, i docenti precari preferiscono scegliere l’incarico annuale per arrivare a lavorare almeno fino a tutto giugno prossimo – o con personale interno alla scuola”.
Nel frattempo, si dice pronta allo sciopero della fame una maestra di Sulmona, in provincia dell’Aquila, in servizio presso una scuola dell’infanzia di Collarmele, che dichiara battaglia contro l’obbligatorietà del certificato verde per i docenti.
La lettera al ministro Bianchi: sciopero della fame!
La maestra ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “Oggi mi è stato impedito di entrare – ha detto l’insegnante, Alba Silvani – resterò qui, metterò in atto uno sciopero della fame per chiedere il rispetto del diritto costituzionale al lavoro e contro ogni forma di discriminazione”.
“Non c’è nessun bisogno di imporre il Green pass a una categoria, quella degli insegnanti, che ha raggiunto il traguardo del 92% di vaccinati e quindi ha superato l’obiettivo dell’immunità di gregge”.
Albani ritiene l’obbligo “discriminatorio perché il tampone imposto agli insegnanti ogni 48 ore, non solo è fortemente invasivo e insostenibile sul piano sia sanitario sia economico, ma rappresenta una discriminazione rispetto ad altre categorie, come i parlamentari e i lavoratori del Parlamento che possono entrare senza obbligo di Green pass: proprio i parlamentari che fanno le leggi valide per tutti gli altri cittadini! I parlamentari non debbono esibire nulla, mentre a noi si chiede la tessera verde per poter lavorare. È giusto questo?”.
“Continuerò fuori la mia protesta”
La maestra scrive poi che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1 della Costituzione) e non sul Green pass. L’obbligo del Green pass è anche contro l’art.3 della Costituzione che, tra l’altro, vieta ogni discriminazione rispetto a condizioni personali e sociali”.
“Io ho già chiesto scusa all’insegnante che doveva lavorare in classe con me per il disagio che potrò arrecare. Domattina tornerò qui – ha anticipato la maestra – poi andrò a Pescina (L’Aquila) dove c’è un complesso scolastico, non è il plesso di mia pertinenza, ma continuerò lì, fuori, la mia protesta”. Davanti alla scuola sono presto arrivati i Carabinieri per acquisire informazioni.