Accade in una cittadina della provincia di Torino: il consiglio di istituto ha deciso che da settembre tutti i bambini della primaria dovranno indossare un grembiule blu scuro.
Peccato che la decisione sia stata assunta solo pochissimi giorni fa a scuole chiuse e resa nota alle famiglie con un comunicato affisso nei singoli plessi, dando per scontato che a luglio i genitori si rechino a scuola per vedere che succede.
Ovviamente molte famiglie stanno già protestando anche perchè molti alunni usano già il grembiule ma magari di un colore diverso, mentre pare che la scuola sia stata tassativa: il grembiule deve essere blu scuro, non si accettano varianti.
Sotto il proflilo normativo va detto che una delibera di questo tipo è di per sé legittima in quanto l’argomento può benissimo far parte del regolamento di istituto che, come si sa è di competenza proprio del consiglio.
Come ogni delibera adottata da un organo collegiale anche questa può eventualmente essere impugnata presso il TAR competente, ma francamente sarebbe paradossale se si dovesse adire le vie legali per un problemino del genere.
Piuttosto c’è da considerare un dato molto semplice e banale: come si farà a garantire che la regola imposta dal consiglio di istituto venga rispettata?
Come ci si regolerà nei confronti dei bambini che si presenteranno in classe con un grembiule nero, azzurro o verde? Verranno rimandati a casa? Certamente no.
La morale è ovvia: quando si deliberano regole di comportamento bisogna essere sicuri di poterle far rispettare, altrimenti è meglio lasciar perdere e non avventurarsi in inutili contenziosi con famiglie e studenti. Si rischia di fare pessime figure e di alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
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