Periodicamente, il ministero dell’Istruzione riceve richieste accorate, più o meno ufficiali, per introdurre una nuova disciplina scolastica: c’è chi chiede almeno un’ora di cinema, di ecologia, di rispetto dell’altro, di storia dei monumenti. E chi più ne ha, ne metta. Certamente, ci sono anche richieste originali. Che, a volte, diventano quasi goliardiche.
È in questo contesto che possiamo collocare l’ora dell’ozio. Solo che a chiederla, a gran voce, non è uno degli storici sostenitori del tempo libero, tra i quali figura, ad esempio, il sociologo Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro spesso presente nei dibattiti televisivi e radiofonici.
A rivendicare l’insegnamento dell’ozio è stato, il 3 marzo, l’ex comico Beppe Grillo, il quale tramite il suo blog ha realizzato un commento del libro di Tom Hodgkinson ‘L’ozio come stile di vita’.
“L’ozio è il padre e la madre di tutte le idee migliori. Andrebbe insegnato a scuola, come ora di meditazione”, ha scritto in un post l’ispiratore del Movimento 5 Stelle.
“Siamo dentro a un meccanismo che ci impedisce di pensare, un tapis roulant dalla culla alla tomba. Fermi! Fatelo adesso: non fate nulla”, ha scritto Grillo.
Poi, l’ex comico argomenta: “Il lavoro nobilita il capitalista, il manager, il finanziere e immiserisce il lavoratore dipendente, il precario, il cococo che assomiglia sempre più a una bestia in gabbia. Una bestia che deve sviluppare enormi quantità di lavoro per rimanere in vita”.
E ancora: “Chi vive solo per lavorare quindi è un miserabile, chi ozia un rivoluzionario”.
Grillo, quindi, esorta: “Prendete la vostra ora di noia quotidiana, senza fare nulla, guardando fuori dalla finestra o il soffitto. È la vostra ora d’aria, quella che viene concessa anche ai carcerati. Insegnatela ai vostri figli, spiegategli che non far niente, non avere nessuno che ti dica cosa devi fare è importante”.
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