L’Anp, ma anche il Gruppo di Firenze e anche i docenti seri e rigorosi chiedono misure severe per evitare che gli studenti copino durante gli esami di stato. E a tale scopo è stata inviata alla ministra Carrozza una lettera nella quale si chiede di prendere “tutte le possibili misure per garantire la regolarità degli esami di stato”, contrastando, e coinvolgendo se è il caso la polizia postale, anche l’attività dei siti che pubblicano le soluzioni delle prove d’esame. Ma si chiede pure di valutare la possibilità di utilizzare “apparecchiature elettroniche atte a rilevare la presenza di cellulari accesi, anche in stand-by”.
Su questa precisa richiesta però, secondo una stima avanzata dal sito skuola.net, si evidenzia che la dotazione di tali rilevatori costerebbe almeno mezzo milione di euro: il calcolo è fatto moltiplicando il prezzo di un’apparecchiatura (dai 20 ai 100 euro) per le circa 22.500 classi del quinto anno, con un risultato che va da 450mila a 2 milioni e 250mila euro, una cifra tale da richiedere una procedura di bando di gara europeo.
Per l’Anp però tale calcolo appare inesatto: “Il prezzo di un rilevatore intorno ai 50-100 euro è verosimile, ma va moltiplicato per 3.000 istituti e non per le classi: quindi il risultato è ben diverso. Noi comunque non ci siamo messi nella logica esecutiva ma abbiamo voluto porre l’attenzione sul problema di fondo: è giusto che le prove possano essere adulterate e abbiano scarsa affidabilità, considerando anche che saranno sempre più importanti per l’accesso all’università? Vogliamo favorire la truffa e l’inganno? Noi pensiamo di no”.
Nella lettera i presidi chiedono anche di “ricordare in modo circostanziato i doveri di sorveglianza che incombono ai commissari e i provvedimenti da prendere nel caso di studenti sorpresi a copiare”. Inoltre viene pure chiesto di rafforzare tali indicazioni con l’adozione di strumenti più vincolanti degli attuali, dal momento che “secondo alcune pronunce giudiziarie, la mancanza di una normativa primaria in merito renderebbe illegittima l’adozione di sanzioni”.
Infine, di “prendere tutte le iniziative consentite dalle norme per contrastare l’attività dei siti che offrono il loro aiuto a chi vuole copiare e che comunque pubblicano le soluzioni delle prove d’esame durante l’orario in cui si svolgono, valutando ad esempio la possibilità di stabilire uno specifico divieto in tal senso e di rafforzare le possibilità di intervento della Polizia postale”.
Tutte ottime soluzioni e lodevoli le intenzioni, ma forse l’azione migliore è quella di puntare, così come ricordava anche l’Anp, sulla professionalità dei docenti e soprattutto sull’inversione di tendenza di tipo culturale, smontando e contrastando una mentalità e una condotta secondo cui “copiare” è azione furba, intelligente e pragmatica, senza considerare che è un modo per saccheggiare, senza fatica, il sacrificio degli altri, scavalcandone perfino il merito.
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