Prosegue a Torino la “battaglia del panino” apertasi già da tempo fra istituzioni scolastiche e famiglie.
La questione è semplice: da un lato diverse famiglie chiedono che i propri figli possano mangiare a scuola ma portandosi il pranzo da casa, mentre la scuola si oppone adducendo motivi educativi e sanitari.
E’ evidente che la questione non esisterebbe se il costo del pasto fosse contenuto, ma i continui rincari registrati negli ultimi anni hanno indotto più di una famiglia a rinunciare alla mensa scolastica in cambio di un più economico panino.
La questione è finita persino in tribunale e in tutti i casi finora presi in esame i giudici hanno dato ragione alle famiglie.
Nella giornata del 16 agosto c’è stata una nuova sentenza che addirittura pone a carico del Ministero la copertura delle spese legali sostenute dai ricorrenti.
La nuova giunta comunale di Chiara Appendino ha già fatto sapere che intende rivedere il costo del pasto ma è difficile che questa operazione possa prendere avvio già da settembre; tutt’al più una eventuale riduzione potrebbe partire dal prossimo gennaio.
Per intanto, a conti fatti, saranno più di un centinaio i bambini torinesi che con il nuovo anno scolastico andranno a scuola mettendo nello zainetto il panino (o magari il “barachin”, come in dialetto piemontese viene chiamato il pentolino di alluminio in cui si può riporre la pietanza).
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