Due soldati che loro malgrado scoprono di non essere più alleati dei tedeschi, poco dopo l’8 settembre 1943, ma anzi loro nemici. E capiscono anche subito che il loro futuro sarà quello della deportazione in Germania come internati, Italienische Militärinternierte – IMI, per lavorare nelle fabbriche belliche. Un’altra di quelle vergogne che l’ormai agonizzante regime fascista cedeva ai nazisti, lasciando appunto che i refrattari alla Repubblica Sociale di Salò trasmigrassero oltre quella Patria di cui l’enfasi mussoliniana ipocritamente si era nutrita.
La storia di questi due commilitoni diventa così l’occasione per una serie di flashback sulla civiltà contadina, sulla condizione di quelle famiglie e dei paesi dell’entroterra siciliana, all’interno dei quali si materializzano le relative vicende biografiche descritte nel libro.
I due soldati protagonisti, Aldo Giambirtone e Toni Visentini, sono colti il giorno dopo l’armistizio, sbandati, ignari dell’accaduto e in attesa di ordini dentro una sorta di trincea fatta di macerie, mentre i soldati tedeschi rastrellano i quartieri di Roma.
Siciliano l’uno, veneto l’altro, l’attenzione della scrittrice, Rosalda Schillaci, “Quando le uova non si trovavano d’inverno”, Algra Editore, 16,00 €, è volta a realizzare un’opera corale, mentre i ricordi pregressi di Aldo riportano alle sue condizioni di bambino allorché il padre fu chiamato a difendere quella stessa Patria, per la quale lui ha lottato e che ora lo sta abbandonando, durante la Prima guerra mondiale.
Da qui pure la bravura della scrittrice a disegnare un trascorso che dalla pace, quella della semplicità contadina, porta improvvisamente alla sofferenza dopo la partenza del genitore e di Sasà in particolare che fu costretto a badare alla sua famiglia, a sostentarla, mentre i fragori della guerra lontana conducono con loro disperazione e misera, fame.
Sullo sfondo la Sicilia, quella narrata dai genitori e conosciuta attraverso la letteratura che da Pirandello porta a Verga, passando per lo Sciascia della “sicilitudine”.
Un romanzo con riferimenti familiari, cari a Schillaci, e un romanzo che cerca pure di abbracciare la condizione femminile del tempo fra le due guerre, fra un Medioevo che ancora persiste e l’annuncio di un’epoca nuova attraverso lo sbarco alleato.
Suggestiva la descrizione dei colori, il giallo e il blu attraverso le sensazioni di Aldo, tra il giallo delle spighe e il blu del mare, ma il giallo pure della povertà e della fame, come il blu che tinge gli occhi.
Romanzo congegnato attorno a tanti personaggi, infiniti luoghi e situazioni, dentro cui non è difficile smarrirsi, benché la chiarezza della prosa guidi il lettore attraverso i meandri della storia del personaggi, ma anche di quell’altra, quella delle Accademie, che passa sulle loro teste scavandone e sobillandone la coscienza e l’avvenire.
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