Le azioni militari in svolgimento sulla Striscia di Gaza – di fatto un fazzoletto di territorio oramai ove morte e distruzione costituiscono pane quotidiano per i civili che vi abitano – impediscono lo svolgimento e l’evasione delle attività considerate essenziali. Gli ospedali sono sotto attacco strategico: il taglio delle forniture di gas, elettricità ed acqua – nonché medicinali ed attrezzature mediche all’avanguardia in grado di far fronte all’emergenza sanitaria dai risvolti umanitari disastrosi che si sta prospettando – ha messo in ginocchio medici e strutture. Solo pochi convogli riescono a filtrare attraverso le linee dello scontro più calde ed accese, trasportando verso gaza i rifornimenti minimi necessari allo svolgimento di una vita (quasi) normale.
Le scuole sono al centro del campo di battaglia, come accaduto in Ucraina ed in Bosnia nel 1992-1995: si trasformano in luoghi di accoglienza e di rifugio ma non risultano esenti da attacchi talvolta spietati. Un attacco diretto all’educazione, da entrambi i belligeranti, sta polverizzando il futuro e la possibilità di conquistarlo per i ragazzi e le ragazze dell’area, i quali sono destinati alla dispersione scolastica, al non raggiungimento degli obiettivi minimi di apprendimento risultanti dell’impossibilità di frequentare attivamente le lezioni, quando svolte. Numerosi report e analisi delle Nazioni Unite, le quali continuano ad accogliere la popolazione civile dispersa all’interno delle proprie strutture scolastiche, offrono un dettaglio aggiornato circa la situazione umanitaria a livello locale.
Di recente è stata attaccata una scuola nel centro della Striscia di Gaza. “Decine sono rimasti feriti (compreso il personale dell’UNRWA) e gravi danni strutturali sono stati causati alla scuola”, ha detto. “I numeri sono probabilmente più alti. Ciò è scandaloso e dimostra ancora una volta un flagrante disprezzo per la vita dei civili”. Nessun posto è più sicuro a Gaza, ha avvertito, sottolineando che è stato colpito mentre gli attacchi aerei e i bombardamenti continuano. L’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha emesso martedì un nuovo allarme per i civili rimasti nel nord di Gaza, nel mezzo delle operazioni militari in corso nell’enclave in vista di una prevista risposta israeliana su vasta scala all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Gli ultimi 10 giorni di conflitto hanno causato la morte di 4.200 persone, costretti più di un milione di individui ad abbandonare le proprie case a seguito di un ordine delle autorità israeliane e lasciato vaste aree della Striscia di Gaza “ridotte in macerie”, secondo l ‘Ufficio di l’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR).
Lunedì mattina a New York, il segretario generale aggiunto per gli affari umanitari, Joyce Msuya, ha informato gli Stati membri sulla crisi di Gaza e ha affermato che la situazione “può essere descritta solo come una catastrofe totale”. Ha aggiunto che ogni ora che passa, il ripristino delle forniture e dei servizi scolastici essenziali “diventa sempre più critico”. Ha assicurato che le Nazioni Unite continueranno ad individuare soluzioni urgenti per portare aiuti a Gaza. “Abbiamo gravi timori per il tributo che i civili subiranno nei prossimi giorni”, ha affermato la portavoce dell’OHCHR Ravina Shamdasani a Ginevra, “con le operazioni militari che non mostrano segni di cessazione, un continuo assedio a Gaza che colpisce l’approvazione idrico, il cibo, le medicine e altri bisogni primari. e indicazioni quotidiane di violazione deldiritto internazionale umanitario e del diritto internazionale sui diritti umani”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres si recherà nella capitale egiziana Il Cairo, dove arriverà giovedì prossimo, come annunciato dal suo portavoce nel corso del briefing quotidiano a New York, per dialogare con il presidente Abdel Fattah Al Sisi sulla crisi di Gaza. Nel sud della Striscia, dove è già in atto un’emergenza umanitaria, le agenzie di soccorso delle Nazioni Unite hanno ribadito la loro richiesta per un corridoio umanitario sicuro e affidabile per consegnare gli aiuti accumulati nei territori occupati e permettere almeno lo svolgimento delle attività didattiche essenziali. Sia l’Egitto che Israele hanno dovuto far fronte a molteplici richieste da parte delle Nazioni Unite e della comunità internazionale per proteggere i civili colpiti dalla guerra.
“Chiediamo accesso senza ostacoli e passaggio sicuro per le forniture umanitarie disperatamente necessarie a Gaza”, ha affermato Abeer Etefa, responsabile delle comunicazioni regionali del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) per il Medio Oriente e il Nord Africa. Circa 300 tonnellate di cibo “si trovano o sono in viaggio verso il confine egiziano a Rafah”, ha rassicurato Etefa. “Ciò è sufficiente per sfamare circa 250.000 persone per una settimana, tra cui numerosi bambini e studenti”. Secondo l’OHCHR, “un gran numero” di donne e bambini sono tra le principali vittime di Gaza, così come almeno 11 giornalisti palestinesi, 28 membri del personale medico e 14 agenti delle Nazioni Unite e 5 docenti.
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