Con orrore e raccapriccio, noi che insegniamo nelle scuole i valori della Costituzione e del ripudio della guerra, così netto e fermo nell’articolo 11 della nostra Carta, assistiamo all’azione scomposta degli agitatori di odio e violenza cui si contrappone lo sgomento degli operatori di pace. Negli occhi delle ragazze e dei ragazzi cogliamo smarrimento e un muto rimprovero: cosa sta succedendo, dove stiamo andando, che cosa fate voi adulti? Ragazze e ragazzi, cittadine e cittadini sono soli. Ciascuno con le proprie paure e le proprie difficoltà: i prezzi che salgono, la fatica di fare la spesa, le bollette che rincarano, il timore di un inverno che il frastuono ossessivo dei mezzi di comunicazione annuncia terribile.
Con orrore e raccapriccio, registriamo che le maggiori forze politiche del Paese non rappresentano il sentimento e l’angoscia di coloro che in Italia non vogliono la guerra. In questa solitudine, dobbiamo prendere atto che la situazione è drammatica. Non amiamo alzare i toni, non abbiamo nulla da guadagnare dal seminare emozioni fuori controllo. Sappiamo che l’uso delle parole corrette è la base di una comunicazione sana. È con questa meditata e dolorosa consapevolezza che siamo costretti a dire: la guerra mondiale si avvicina, non è uno scherzo, è un evento che ha, oggi, nell’autunno del 2022, un’alta probabilità di accadere. L’impensabile potrebbe irrompere nel nostro quotidiano. Questa sensazione ci spaventa. Conosciamo i mezzi per alleviare l’angoscia: non ci pensiamo, facciamo tutto come prima, ci ripetiamo che non potrà mai accadere, che alla fine ce la caveremo.
Spesso funziona, ha funzionato in passato. Ma questa volta funzionerà? No, questa volta soltanto la nostra presa di coscienza, il riconoscerci in pericolo, la scelta per la pace, l’azione comune e diretta di tutti coloro che con forza ripudiano la guerra, soltanto questo ci potrà salvare.
Forti e potenti sono quelli che vogliono la guerra. Hanno eserciti, giornali, televisioni, industrie e banche. Ma non hanno ragioni e dalle loro parole trapelano avidità e delirio di onnipotenza. Indifesi/e e dispersi/e siamo noi che vogliamo la pace. Siamo consapevoli che dopo un conflitto nucleare non ci saranno né vincitori né vinti, siamo convinti che la pace si costruisca aprendo un dialogo con l’altro, facendo tacere missili e cannoni. Non abbiamo nessuno alle nostre spalle; possediamo però le ragioni della mente e del cuore.
Per questo chiamiamo a una mobilitazione spontanea, che parta dalla scuola, dai posti di lavoro e che coinvolga sempre più persone. Individuiamo un’unica richiesta possibile: un immediato cessate il fuoco tra le parti e l’avvio di negoziati. Vogliamo che questa richiesta sia posta a tutte le istanze democratiche del paese: ai sindaci, alle regioni, al governo.
Non ci fermeremo fino a quando la nostra pressione sarà così forte da portare l’Italia a ripudiare la guerra in corso e farsi protagonista nella ricerca della composizione del conflitto.
Presidio di fronte al Comune di Torino
Piazza Palazzo di Città, sabato 15 ottobre, ore 15.00
FIRMIAMO E DIFFONDIAMO L’APPELLO SU lascuolaperlapace@gmail.com
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