I lettori ci scrivono

Guerra: la scuola ha il compito morale di affermare la verità

È evidente che, al contrario di quel che si sente spesso raccontare, l’art. 11 della nostra Carta non ripudia sempre il ricorso alla guerra, certo non nega ci si debba difendere se aggrediti. Non a caso abbiamo le forze armate e partecipiamo ad alleanze militari internazionali, senza che nessuno si sia mai sognato di sospettare le une o le altre di violazione della Costituzione. Chi adotta la forza va fermato con la forza, la pura diplomazia può agire soltanto prima o dopo.

Se un’organizzazione terroristica compisse un’incursione nel nostro territorio massacrando millequattrocento persone (ben oltre ottomila, fatte le debite proporzioni) di ogni età e nei modi più atroci, non potremmo che adottare una risposta armata, muovendole guerra per tentare in ogni modo di metterla in condizione di non nuocere oltre.

Naturalmente dovremmo cercare di risparmiare quante più vite civili ci fosse possibile, ma nessuno potrebbe chiederci l’impossibile. E pazienza se l’aggressore arrivasse ad accusarci delle morti civili di cui sarebbe l’unico vero responsabile.

Se poi a fronte della necessaria reazione qualcuno ci accusasse di infierire “ancora” inutilmente con la violenza indiscriminata su un popolo indifeso, alludendo a farneticanti ricostruzioni storiche, come a giustificare l’eccidio iniziale, anzi dimenticando persino di nominarlo, in un totale rovesciamento delle responsabilità e della realtà dei fatti, cosa ne dovremmo pensare? Davvero il mondo della nostra scuola può rivelarsi tanto ignobile?

Andrea Atzeni

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