I lettori ci scrivono

Guerra: la scuola, l’istruzione, l’educazione al futuro ci salveranno

Già togliere il sorriso, un giocattolo, gli affetti familiari è una violenza nei confronti di un bambino. Ucciderne anche uno solo è un crimine contro l’umanità! Privarlo del futuro è un crimine. Metterlo su un treno, un pullman, staccarlo dai suoi cari, dalla sua famiglia, abbattergli la scuola è un crimine.

C’è il rischio reale di una stratificazione del trauma: causato dalla guerra, dall’abbandono, dalle privazioni, dallo sradicamento affettivo e sociale, dall’assenza del domani.

La guerra produce morte e distruzione, la guerra “spezza” le relazioni, umilia le persone, crea lutto e disperazione, ma fa covare progressivamente, dentro ognuno, dal più grande al più piccolo che la subisce, rancore, odio e desiderio di vendetta: veri e propri muri contro l’avvenire, sentimenti che prendono il posto dell’amore e dell’amicizia.

Cosa racconteremo a queste generazioni che avevano una vita davanti e il sole negli occhi?

Un sorriso allevia il dolore, un bambolotto evita di abbracciare il vuoto, ma poi bisogna ricostruire percorsi di vita, individuali e collettivi.

Bisogna preparare il futuro, concretamente e senza retorica.

Bisogna farsi carico di tanto spaventoso dolore, indirizzando queste giovanissime esistenze verso traiettorie che non siano di contenimento, bensì, di rielaborazione e di ricostruzione psicologica e relazionale.

La scuola potrà essere il luogo simbolo della ripartenza per una nuova normalità.

E guardando oltre, il diritto allo studio sarà uno strumento di riscatto e di solidarietà concreto: sostenuto, partecipato e condiviso in una dimensione europea.

Temo molto che la speranza si possa sovrapporre alla realtà e questo non aiuterebbe, né chi deve “dare”, né chi deve “ricevere”. Temo molto, ma non dispero, tutt’altro!

La guerra, brutale e acefala ha cambiato la nostra percezione del mondo e dei rapporti tra gli uomini, facendoci capire, bruscamente, che siamo tutti dentro un piccolo villaggio globale si, ma anche tribale! E ancor di più che non c’è niente di virtuale in questa catastrofe umana… si ammazzano bambini e non è un videogioco.

Preparare il futuro, con un nuovo lessico e con una diversa narrazione è questa la vera sfida!

La scuola, l’istruzione, l’educazione al futuro ci salveranno.

Augusto di Stanislao

psicologo e psicoterapeuta

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