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Guerra Palestina Israele, “folle dire che chi sostiene i palestinesi è amico dei terroristi”: studenti in subbuglio

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Basta scorrere i titoli della cronaca di questi giorni per capire che sulla questione Israele-Palestina il mondo studentesco delle università è in subbuglio. Dopo le accuse di essere dalla parte dei terroristi, si moltiplicano comunicati e precisazioni “in solidarietà del popolo palestinese”.

Qualche reazione incontrollata e stigmatizzabile all’inizio ci sarà stata, ma subito dopo sono seguite prese di posizione più articolate e motivate.

Tuttavia, la narrativa che mira a equiparare sic et simpliciter il terrorismo con il sostegno alla causa di un popolo che, dopo 75 anni, non ha mai avuto il riconoscimento dei suoi diritti oggi non regge più. Non si può pensare che i buoni stiano tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra. Che una parte sia democratica e civilizzata e che gli altri siano barbari o “animali”.

Studenti pro Hamas?

A leggere i titoli di molti giornali, gli studenti che annunciano nuove manifestazioni a sostegno del popolo palestinese sono etichettati semplicemente come “pro Hamas”.

Il primo a esprimere una dura condanna contro quegli studenti che, pare, abbiano “esultato” per il massacro dei civili israeliani è stato il ministro dell’Istruzione Valditara, che ha annunciato ispezioni negli istituti per la verifica di “reati antisemiti” e di “odio razziale” con denuncia alla Procura della Repubblica

Poi è uscito un tweet di Salvini, ministro alle Infrastrutture, che da studente ha frequentato il liceo Manzoni di Milano.  “Povero il mio liceo Manzoni – ha scritto – Ragazzi che esaltano la violenza, il terrorismo islamico e la morte di altri ragazzi? Sospensione, chiusura delle pagine social e lavori socialmente utili. Che pena”.

Sulla stessa linea si sono espressi altri opinionisti, come lo psicoterapeuta e scrittore Paolo Crepet. Intervenuto a L’aria che tira per parlare della questione, ha dichiarato “Fa impressione”, è “Imbarazzante che ragazzi non siano a favore della libertà”.

I comunicati degli studenti di varie università o istituti

All’Università La Sapienza di Roma gli studenti proprio non ci stanno a essere etichettati come amici dei terroristi solo perché sostengono il popolo palestinese. “Accusare chi sostiene la liberazione del popolo palestinese di essere amici dei terroristi è una cosa folle”, hanno detto all’Adnkronos gli studenti di Cambiare Rotta. “È un discorso che si inserisce nello stesso contesto della guerra Russia-Ucraina. Quando gli studenti hanno detto no alla guerra, no all’invio delle armi sono stati accusati di essere filoputiniani. Tutto ciò si infila in un percorso mediatico criminale che quando viene preso dalle istituzioni come scusa per fare la repressione degli studenti che si attivano diventa preoccupante per la libertà di espressione” (libertà, a dire il vero, che non sempre è stata da loro consentita a tutti in altre situazioni oggetto delle cronache). Sulla stessa linea, in questo caso, si trovano altri collettivi studenteschi a Padova, Venezia, Milano, Bari.

Sempre secondo Adnkronos, dagli studenti del liceo Manzoni di Milano, presi di mira da tanta stampa oltre che da due ministri per l’episodio di “esultanza” pro Hamas, é arrivata via social una presa di distanza con dei distinguo: “Ci sono state messe in bocca parole non nostre. I giornali riferiscono a nostro nome affermazioni di altre pagine social. Affermazioni dalle quali prendiamo assolutamente le distanze. Ribadiamo ancora una volta la nostra posizione: la guerra va condannata sempre, in ogni sua forma. Teniamo tuttavia a sottolineare che le violenze e i bombardamenti che i palestinesi subiscono da decenni vengono troppo spesso ignorati dalla stampa occidentale. Detto questo, poniamo davanti a tutto la condanna di un conflitto le cui ripercussioni ricadono come al solito sui civili. Antisionismo non è antisemitismo”.

Intanto le manifestazioni a sostegno del popolo palestinese si moltiplicano

In realtà, le manifestazioni di solidarietà a sostegno del popolo palestinese, specialmente in questa fase di un assedio nella striscia di Gaza che non lascia scampo alla popolazione civile, si stanno svolgendo un po’ in tutto il mondo: da New York, all’Australia, a Berlino, Londra, Istanbul, Milano e molte altre città del mondo. “Non è che un antipasto – scrive l’Indipendente perché ovunque ci si sta organizzando per cortei nel fine settimana. I dimostranti hanno invitato a sostenere la resistenza e il popolo palestinese che da 75 anni subisce espropri illegali, violazioni costanti dei diritti umani e vive in un vero e proprio regime di apartheid e occupazione. Tutte queste manifestazioni hanno in comune il fatto di essere state del tutto ignorate dai principali media, i pochi che hanno coperto la notizia lo hanno fatto per stigmatizzarle accusando i partecipanti di antisemitismo e di appoggiare il terrorismo”. Manifestazioni di questo tipo e con tanti giovani si sono tenute anche a Torino, Milano, Bologna. Altre sono annunciate nei prossimi giorni.