In Parlamento è scontro sui numeri fra la deputata di Rifondazione Titti De Simone e il ministro Letizia Moratti.
Nel pomeriggio del 16 marzo il ministro ha risposto infatti ad una interrogazione della De Simone che aveva snocciolato una serie di dati dai quali emergeva l’entità dei tagli operati sulla scuola: a fronte dei 8.320 milioni di euro "promessi" dal Ministro per attuare la riforma ne sono stati stanziati solo 465, gli stanziamenti alle scuole per "funzionamento didattico e amministrativo" sarebbero diminuiti del 44%, quelli, quelli per la "formazione" del 22%, mentre i fondi per il pagamento delle supplenze sarebbero stati ridotti del 35%.
"Parallelamente ha sottolineato la deputata di Rifondazione – la scuola privata ha goduto di un incremento di fondi statali pari al 53 per cento".
E poi ci sono i tagli sugli organici: 4.100 insegnanti in meno nella scuola primaria, 5.000 in meno nella secondaria di primo grado e 13mila nella superiore.
"I dati forniti dall’onorevole De Simone – ha risposto il Ministro – sono sconcertanti: la spesa complessiva per l’istruzione nel nostro Paese è passata da 35 miliardi 787 milioni di euro nel 2001 a 40 miliardi 407 milioni di euro nel 2005, con aumenti complessivi del numero dei posti di sostegno, passati da 74mila nel 2000 a 79mila nel 2003-2004".
E sulla questione del precariato sollevata da De Simone, il Ministro non ha avuto esitazioni: "Si tratta, purtroppo, di un fenomeno ereditato da questo Governo. Sono state prese misure molto concrete di riduzione del precariato, ridotto del 30 per cento dal 2001 ad oggi con l’assunzione in ruolo di 90mila, tra docenti e personale tecnico amministrativo".
Sul trattamento economico del personale Moratti ha pure contrattaccato: "Nel biennio 2002-2003 i docenti della scuola hanno ricevuto un incremento medio di 147 euro mensili, a fronte dell’incremento di 115 euro mensili registrato nel pubblico impiego".
"E gli investimenti – ha concluso il Ministro riferendosi probabilmente alla vicenda del passaggio del personale ausiliario dai Comuni allo Stato – sarebbero stati maggiori se non fossero stati pesantemente pregiudicati da eredità passive che hanno creato oneri non previsti né coperti".
La risposta, ovviamente, non è piaciuta per nulla alla deputata di Rifondazione che, sventolando un pacco di lettere di protesta ricevute da scuole di tutta Italia, ha ricordato: "Le scuole non hanno nemmeno più i soldi per pagare le bollette; addirittura, è scritto in questa lettera a firma di una dirigente scolastica, l’importo totale del finanziamento ministeriale è inferiore alla tassa per i rifiuti solidi urbani, che deve essere versata dalla scuola al comune".
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