Per “Fratelli d Italia” le proposte sono racchiuse nel cap. 13: “Costruire il futuro partendo da scuola e università”.
In sintesi si propone di razionalizzare gli investimenti e impiegarli per la formazione costante dei docenti e per la sicurezza degli istituti scolastici, immaginati come poli aggregativi per il territorio e aperti anche oltre l’orario. E poi :conseguimento dei titoli professionali, rafforzare il legame tra sistema formativo e impresa e rivalutare la cultura umanistica. Inoltre: meritocrazia, valutazione, trasparenza, qualità e innovazione; autonomia amministrativa e finanziaria delle istituzioni. Progressione della carriera del personale docente. Istituzione del Fondo per il prestito d’onore.
Programma lunghissimo, minuzioso e dettagliato quello di Sel (Sinistra Ecologia e Libertà) e quindi difficile da sintetizzare. Tutto racchiuso nei “Quaderni della scuola”, si parte con un excursus storico-sociologico sulla gestione del governo Berlusconi-Gelmini-Tremonti: dai tagli, con la maschera delle riforme epocali, ai precari, agli edifici fatiscenti, alle umiliazioni dei professori e via dicendo. Le proposte: equiparare il Pil nazionale a quello della media europea; e poi: tempo pieno, lotta alla dispersione scolastica (arrivata a oltre il 20%), obbligo fino a 18 anni, Organi collegiali democratici, edilizia scolastica, piano pluriennale di immissione in ruolo dei precari, regole certe di reclutamento, aggiornamento dei docenti, nuovi nidi pubblici per almeno il 30% dei bambini fino a tre anni, unificazione dei cicli liceali e tecnico-professionali (biennio comune), valutazione delle scuole affidata ad un ente autonomo; diritto allo studio, borse di studio, forme di reddito indiretto. In pratica Sel intenderebbe ripartire da dove si è fermato l’ex ministro Tullio De Mauro e riprendere in esame il “Quaderno bianco sulla scuola” del 2006 e che rimane l’unico studio serio sulla nostra Istruzione. Combacia quasi tutto col programma del Pd.
Monotematico invece il programma della Lega Nord: “La Lega Nord si batte da sempre per l’abolizione del valore legale del titolo di studio”. Il motivo è tutto racchiuso nel fatto che “Ai fini di un concorso pubblico, una laurea conseguita a Venezia piuttosto che a Ragusa è del tutto equivalente. Non sono invece equivalenti la qualità della preparazione, il rigore degli studi e la serietà degli esami. Ne consegue che le votazioni di laurea degli studenti iscritti agli atenei del Sud sono di gran lunga più elevate di quelle ottenute dai loro colleghi che studiano nelle università del Nord”. E siccome, dice la Lega, “nei concorsi pubblici si favorisce chi ha le votazioni più alte, i vincitori sono quasi sempre meridionali. Inoltre: “essendo uguale il “peso” che le lauree hanno non si sviluppa una vera concorrenza fra Atenei”, per cui occorre costringerle a migliorarsi se vogliono più iscritti.
Altrettanto brevi le proposte di “Fare per fermare il declino” di Oscar Giannino.
“Occorre trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca, ma spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo. Va abolito il valore legale del titolo di studio.”
Sintetico anche il programma di “Rivoluzione civile” di Ingroia.
“Affermiamo il valore universale della scuola pubblica. Vogliamo garantire a tutti l’accesso ai saperi, portare l’obbligo scolastico a 18 anni e si devono ritirate le riforme Gelmini e il blocco degli organici. Accantonare definitivamente qualsiasi progetto di privatizzazione del sistema di istruzione e stabilizzare il personale precario. Libero accesso a Internet, gratuito per le giovani generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese;
“Scelta civica per Monti” apre il paragrafo, affermando: “Bisogna prendere sul serio l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca”, partendo da un grado di istruzione adeguato e competenze appropriate. Serve dunque rimotivare gli insegnanti e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla qualità. Autonomia delle scuole, responsabilità, completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire. Incentivazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti (attraverso un premio economico), ridurre il tasso di abbandono e un servizio di orientamento scolastico e professionale. Promuovere l’edilizia scolastica.
Ai 13 punti del paragrafo ‘Scuola, università e ricerca’ ne vanno aggiunti altri tre, inseriti nel paragrafo Famiglia, relativamente alle proposte del PDL.
Si inizia col prestito d’onore – credito allo studio e poi si continua con: “Autonomia delle scuole nella scelta degli insegnanti, negli organici e nella gestione efficiente dell’offerta scolastica e formativa”. Questo è il punto centrale della proposta del partito di Berlusconi e che è stato pure l’oggetto principale degli scioperi dei ragazzi e dei docenti nell’autunno scorso. Poi si continua con la valutazione di scuole, docenti e università al fine di favorire la meritocrazia; rapporto scuola-impresa anche sostenendo i percorsi di formazione professionale; inizio del percorso educativo a 5 anni; valorizzazione dell’inglese; piano di sviluppo degli asili nido; buono (o credito di imposta) per scuola, università per favorire libertà di scelta educativa delle famiglie. In altre parole via libera alle scuole paritarie, anche perché si propone di “Rendere totalmente detraibili dall’imponibile fiscale le spese per l’educazione e l’istruzione dei figli”
Il Movimento 5 stelle’ va anch’esso al nocciolo del problema: abolizione della legge Gelmini; diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole e quindi graduale abolizione dei libri stampati. Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo; abolizione del valore legale dei titoli di studio; risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica (in netta opposizione a quanto propone il Pdl); insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri.
Il PD nelle sue proposte parte da un principio: nei prossimi anni, “se vi è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della ricerca e della formazione. Si tratta di avviare un’opera di ricostruzione vera e propria”.
In 18 lunghe pagine sono elencate le proposte di Bersani, dal titolo “Se tocca a noi”: “La scuola non ha bisogno di grandi riforme, ha bisogno di certezze, stabilità e soprattutto di fiducia”. Per questo propone: “investimento almeno al livello medio dei Paesi Ocse (6% del Pil), scuole aperte tutto il giorno, promuovere una “costituente per la scuola”, autonomia scolastica, organico funzionale (dotazione di personale sia docente sia Ata) stabile per almeno un triennio ad ogni scuola, pensionare i docenti (Quota 96) per sistemare i precari, estendere la rete di asili nido e raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura; tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze (via dunque il maestro unico); attività di formazione in servizio per i docenti (oggi il 44% dei docenti neoassunti ritiene di non aver ricevuto sufficiente formazione per insegnare in classi multiculturali e il 46% non è stato addestrato a utilizzare le nuove tecnologie);insegnanti specializzati nella didattica per quella specifica classe di età; rilanciare l’Istruzione Tecnica e Professionale; valutazione con l‟istituzione di un unico Istituto Nazionale per la Valutazione e la Ricerca Educativa”.
In pratica, nel programma del Pd sulla scuola, è fatta un’analisi dettagliata di tutti i punti di debolezza dell’attuale sistema, proponendone per ciascuno la soluzione. Il solo problema è dove reperire i fondi. A meno che tutti gli altri, come è detto, rifiutino a qualcosa per la formazione e l’istruzione dei ragazzi
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