Resta pur vero, però, che è l’idea stessa di vacanza che ci porta a pensare al viaggio come fatto naturale, imprescindibile. Anche se in realtà uno può decidere di viaggiare per lavoro o per mero piacere, ma è la vacanza che per molti di noi significa viaggio. Allora proviamo a capire la ragione del viaggiare. E questa ragione ci dice, ad esempio, che il viaggio è anzitutto la prima metafora della conoscenza. Cioè del bisogno di guardare altro e oltre i confini della propria quotidianità di vita. Andare, dunque, oltre i propri confini individuali, conoscitivi e sociali.
Ma con quali strumenti di orientamento? Oggi seguiamo tutti, quando siamo in macchina, una delle app, con mappe in tempo reale che ci dicono le strade da scegliere e le possibili difficoltà. Il problema è, però, che a forza di lasciarci guidare noi stiamo perdendo la nostra naturale capacità di orientamento. Senza queste app ci sentiamo un po’ smarriti, spaesati. I più avvertiti pensano ed organizzano per tempo i propri percorsi. Pensiamo, ad esempio, al boom dei cammini. I quali una dote preziosa ce la offrono: ci dicono un perché, ma richiedono che ne siamo consapevoli. E questo è possibile solo se ognuno, mettendosi in marcia, avvia una sorta di ricerca di sè. Per cui un viaggio diventa davvero una avventura, perché sai come parti, ma non sai come arrivi.
Anche la scuola, anche il lavoro, o la famiglia o le relazioni: sono tutte dei viaggi che la vita ci offre. Ed in queste esperienze di vita tutti siamo chiamati a crescere, mettendo un po’ tra parentesi il proprio ego, a crescere assieme agli altri. Se non si riesce a mettersi un po’ tra parentesi, è evidente la sorte che ci aspetta, con risvolti non positivi. Allora ci si rende conto che il proprio piccolo mondo, le proprie opinioni o convinzioni, anche le proprie abitudini sono sono tutto. Esiste sempre l’altro, esistono gli altri, esiste l’oltre. Per viaggiare, dunque, senza ridursi ad essere dei meri turisti passivi, è necessario lasciarsi discutere, quello che gli antichi chiamavano saggezza. Lasciarsi discutere dalle esperienze, relazioni, persone, conoscenze nuove. Allora si impara la cosa più importante nella vita, la più difficile: l’umiltà, che non è remissione o rinuncia, ma consapevolezza del valore e dei limiti. Così si cresce nella vita.
Nella nostra compressione odierna spazio-temporale, dunque, il viaggio diventa la metafora della vita che domanda di andare sempre oltre il proprio piccolo mondo. Scoprire questo è imparare a meravigliarsi, e a rispettare chiunque, nella reciprocità. Resta l’ultima domanda: per forza il viaggio deve essere reale, e non anche virtuale? L’incontro in carne ed ossa con le mille facce della vita è sempre la cosa più bella. Ma il mondo virtuale può essere di aiuto. Tanto da far dire, a Xavier De Maistre, fratello del più celebre fratello, Joseph, che si può benissimo fare “un viaggio intorno alla propria camera”, in un romanzo datato 1794. E l’era di internet, del villaggio globale, era ancora lontana lontana. Buona avventura a tutti.
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