E’ qui che Baraa tiene le sue lezioni, insegnando agli altri bambini del campo l’alfabeto arabo e perfino la lingua francese.
Grazie a lei, i suoi piccoli allievi hanno imparato a salutare, ringraziare e chiedere permesso in francese, ma anche i primi rudimenti della grammatica araba. La ‘scuola’ di Baraa è all’ombra di una pineta nei pressi del campo, la cattedra è un tavolino su cui poggia una piccola lavagna magnetica, mentre i bambini usano delle pietre come seggiole.
“Noi non pensiamo solo a giocare, ma anche a imparare”, spiega Baraa in un’intervista alla tv satellitare ‘al-Arabiya’. “Ci sono bambini piccoli che stanno imparando ‘alef, ba, ta’…”, continua, con riferimento alle prime lettere dell’alfabeto arabo. Quanto al francese, Baraa stessa lo sta imparando nelle scuole dei campi profughi: “Appena imparo qualcosa di nuovo, lo insegno agli altri bambini”, racconta la piccola maestra, mentre i suoi alunni ripetono in coro: “Bonjour… comment ca va… merci…”.
Con la sua pazienza e un sorriso che non svanisce mai dalle sue labbra, Baraa è un’insegnante nata: “Quando sono arrivato non sapevo nulla, poi sono venuto da Baraa e mi ha insegnato l’alfabeto. Tutto quello che so me l’ha insegnato Baraa”, dice uno dei bambini che frequentano la sua ‘scuola’. “Grazie mille a Baraa, ci insegna molto bene. Sì, mi piace molto”, dice un’altra bambina.
Nel campo di Kefermaya vivono 400 famiglie di profughi siriani in difficili condizioni umanitarie e sanitarie. Sono distribuiti in 52 tende collocate su un terreno privato che è stato messo a disposizione da uno degli abitanti del villaggio. Secondo le stime ufficiali, sono un milione e 200mila i rifugiati siriani registrati in Libano, ma i dati non ufficiali parlano di almeno un milione e 600mila persone. (Adnkronos)