Perché ci piacciono tanto i mostri? Perché Halloween è solo una delle tante occasioni che sfruttiamo per toccare con mano una paura che in qualche modo assomiglia a un desiderio? Cosa sono DAVVERO i mostri?
Avete notato che in giro ci sono sempre più zucche che ci guardano con un ghigno efferato? E quindi cosa vogliamo fare? La solita storiella di Halloween, partendo dai riti pagani protocristiani, per finire con una sempreverde critica del modello consumistico americano, o vogliamo provare a cambiare prospettiva?
Quest’anno in occasione di Halloween vorremmo riflettere con voi sugli archetipi profondi che muovono questo irruento carnevale dell’oltretomba.
Quale profondo desiderio ci spinge a cercare, raccontare, celebrare i fantasmi, i mostri, gli spiriti, l’ultraterreno, l’oltretomba? Quale piacere o bisogno si cela nello sconfinare nell’antimateria letteraria per eccellenza, nell’antiumano?
Halloween non è nulla di nuovo in fondo e lo sappiamo bene: dalle caverne ai cinema, da Plinio a Oscar Wilde, passando dalle atmosfere liriche di Virginia Wolff, a quelle gotiche di Edgar Allan Poe, non esiste epoca, contesto, cultura che non abbia raccontato storie di fantasmi, di mostri, che non abbia celebrato la paura e l’irriverente piacere fatto di tremori e abbracci nell’ascoltare le infinite forme che diamo all’abisso del non essere.
Certo la letteratura sul tema è immensa, ma ci sono pensatori, affascinati da questa misteriosa infatuazione che hanno riflettuto a lungo ci hanno mostrati appigli sicuri per iniziare la nostra scalata. È il caso dello scrittore e professore Jeffrey Jerome Cohen, che ha formulato sette teorie sui mostri. Ve le leggiamo, perché ognuna fornisce spunti tutt’altro che scontati, che per ragioni di tempo lasciamo a voi.
1) Il corpo del mostro è un corpo culturale;
2) Il mostro è sempre sfuggente;
3) Il mostro è il segno premonitore della crisi della categorie;
4) Il mostro risiede ai bordi della differenza;
5) Il mostro presiede e controlla i confini del possibile;
6) La paura del mostro è in realtà una forma di desiderio;
7) Il mostro alberga sulla soglia del divenire;
Non trovate che siano ricche di suggestioni?
Il mostro etimologicamente unisce il concetto di prodigio e di portento a quello di ammonimento. Una figura di straordinaria potenza che porta un messaggio, un monito appunto. Un’entità che proviene dal non umano, da tutto ciò che la nostra cultura e la nostra realtà escludono, un gancio tra un segno e un significato, una metafora, un collegamento tra un mondo e un altro, è una sentinella che presiede i confini della fortezza del possibile, rivelazione e conferma di qualcosa che è al di là.
Quando evochiamo i mostri evochiamo tutto ciò che non siamo, che ci spaventa ma che non è necessariamente negativo. Preghiamo un possibile che potrebbe redimerci, un caleidoscopio forse capace di mostrarci tra le venature dell’orrido i contorni di una bellezza sconosciuta, che potrebbe sovvertire un ordine oppressivo; viviamo la paura di un tuffo, di un salto, del mistero, assaporiamo un’insicurezza che è anche libertà, infinita possibilità, forse redenzione.
Non a caso l’oltretomba non compare solo ad Halloween: in tutte le feste, anche nel Natale ad esempio, presenziano spiriti, espressione delle anime agitate del purgatorio. Ogni festa fa i conti con l’abisso del non essere.
In questa prospettiva, Halloween diventa l’ennesima occasione per dare voce al soffocato, al non espresso, per mettere in scena con allegria e creatività una liturgia collettiva; per scandagliare un possibile, attraverso la ricostruzione del senso del passato, anche se doloroso.
Perché, per parafrasare il lavoro di Cohen, potremmo dire che un po’ tutti i mostri trasmettono un monito comune: ci mettono davanti a degli interrogativi etici, ci invitano a fare pace con il passato, con le occasioni sprecate, e allo stesso tempo ci aiutano a prenderci le nostre responsabilità, a fare pace coi torti inflitti, e con quelli subiti; il mostro è la sofferenza che abbiamo causato e allo stesso tempo diventa la nostra sofferenza, è un’entità che ci chiede di guardarla quella sofferenza, di pensarci, di sfidare l’abisso della nostra paura; i mostri, i fantasmi, gli spiriti ci chiedono di essere visti e di avere un posto nel nostro mondo per crearne uno migliore.
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