In questi giorni ha fatto molto scalpore la notizia relativa ad uno studente che, in una scuola privata internazionale a Padova, è andato ad una festa di Halloween organizzata dall’istituto vestito da soldato nazista, ricevendo pure un premio per l’originalità del costume indossato.
Le comunità ebraiche di Venezia e Padova hanno scritto una lettera di protesta all’indirizzo del preside della scuola in questione e all’attenzione del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il presidente del Veneto Luca Zaia e la presidente di UCEI Noemi Di Segni per protestare.
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A rispondere alle critiche sono stati i genitori del ragazzo in questione con una lettera riportata da Il Gazzettino che oggi sarà inviata anche alla scuola. La famiglia del giovane ha provato a scusarsi e ha esposto le sue ragioni, così come hanno fatto ieri: “Ci dispiace moltissimo per l’accaduto, soprattutto per lo spirito con cui nostro figlio ha indossato quel costume, costume che, per circostanze che esulano dalla nostra volontà, non avevamo avuto modo di esaminare con la dovuta attenzione prima della festa. Di questo ci scusiamo. Uno spirito ben diverso da quanto è stato scritto nelle testate giornalistiche fino ad ora: non voleva sostenere un’ideologia che disprezziamo, ma voleva stigmatizzare l’atrocità e l’assurdità di tutte le guerre e le conseguenze che queste hanno sulla vita dei giovani e dei ragazzi che in passato, e forse anche oggi, li vedono coinvolti anche come soldati”.
“Non è un caso che nostro figlio, vestendosi da militare tedesco, si sia presentato come un ragazzino soldato deceduto a causa delle ferite di guerra, ferite che si è disegnato sul volto e sulle mani. L’intento era quello di ricordare come le guerre possano portare alle morte milioni di giovani, di tutti gli schieramenti, e l’orrore insito in tutto questo. Disprezziamo l’ideologia nazista e ci scusiamo con tutti, e con la comunità Ebraica in particolare, per il turbamento arrecato. Dalle notizie che abbiamo letto in questi giorni è emersa una interpretazione che nulla ha a che vedere con lo spirito con cui nostro figlio ha indossato il costume. Purtroppo non ci si rende conto che, in tutta questa vicenda, alla fine a pagare il prezzo più alto sarà un bambino che, data la sua età, non ha gli strumenti necessari per affrontare una vicenda che ha assunto dei toni violentissimi”.
“Lo ribadiamo con forza il messaggio era di condanna alle guerre tutte e di volontà di pace. Purtroppo, questo messaggio che veniva da un ragazzino di soli 12 anni, è stato frainteso e strumentalizzato, e questo ci fa male. Lo diciamo ancora una volta: ci dispiace per aver turbato la comunità tutta, non era assolutamente nelle nostre intenzioni”.
Le scuse dei genitori
Ecco il contenuto della lettera: “Abbiamo sentito l’esigenza di scrivere queste righe per scusarci profondamente per l’accaduto, un evento non voluto, che non rispecchia i nostri valori e che è purtroppo oggetto di strumentalizzazioni. Nostro figlio, di 12 anni, fin da piccolo appassionato di storia ed in particolare degli eventi del ‘900, condivide con noi la condanna degli orrori delle guerre. Da sempre parliamo di come le guerre volute da pochi portino alla morte di molti, vittime innocenti, tra i civili ma anche tra i militari. Gli eventi odierni testimoniano questo. Il costume di Halloween che ha indossato era quello di un soldato ragazzino morto sul campo di battaglia, vittima di armi di cui portava traccia sul volto e sulle mani, simbolo di questo orrore. La giacca, recuperata ed indossata all’ultimo momento, portava un simbolo orrendo, del quale non ci siamo accorti (cosa di cui ovviamente siamo colpevoli e di cui ci rammarichiamo profondamente) e che neanche gli insegnanti presenti alla festa hanno notato, ed ha urtato i sentimenti di molti. Siamo enormemente dispiaciuti di questo, nel totale disprezzo da parte nostra e della nostra famiglia delle ideologie da quel simbolo rappresentate. Negli anni abbiamo letto e parlato lungamente con nostro figlio dell’atrocità che l’olocausto è stato. Vogliamo quindi manifestare esplicitamente le nostre più sentite scuse a tutti voi e alla comunità Ebraica”.
“Crediamo però che questo evento non debba portare a strumentalizzazioni, ma che anzi dovrebbe permetterci di condividere un messaggio di condanna alle guerre, incluse quelle attualmente in corso, che vedono nei bambini e ragazzi, troppo spesso partecipi anche tra i ranghi militari, vittime innocenti, e di condanna a tutti gli estremismi, in primis quelli ricordati da quel simbolo. Crediamo che comprendendone il significato, i ragazzi e noi tutti possiamo trovare uno spunto di riflessione costruttiva in questo triste evento, comprendendo che la morte del soldato bambino rappresentava i troppi bambini, soldati e non, di tutti gli schieramenti che nei diversi conflitti si alternano, vittime di eventi che infangano con l’orrore della guerra l’infanzia e la speranza di vita che in essa si rispecchia. Noi condividiamo i valori fondanti di pace, tolleranza e rispetto della scuola Eisp e di tutti voi, ed è per questo che la abbiamo scelta per nostro figlio. Ci scusiamo quindi nuovamente per l’accaduto che ha turbato le vostre famiglie e la nostra comunità. Abbiamo condiviso queste riflessioni con nostro figlio. Lui ci ha chiesto di dargli spazio per dire la sua opinione, che trascriviamo qui sotto: ‘Perché non hanno capito che non volevo dire che era bene, ma il contrario? E se non hanno capito, perché non mi hanno chiesto? Non sanno che la guerra è sbagliata, che fa morire le persone, tutti, i civili e i soldati, anche quelli che vanno a fare i soldati da ragazzini? Che non dobbiamo cercare di capire chi ha torto o ragione, ma solo fare sì che la guerra non ci sia per salvare la vita delle persone?'”.
La scuola non aveva capito che tipo di costume fosse
La risposta della scuola è riportata da Il Mattino di Padova: “Non avevamo capito fosse un soldato nazista. Non avevamo visto la svastica o l’aquila. Abbiamo già convocato il ragazzo e la sua famiglia. Siamo profondamente mortificati. La nostra scuola ha insegnanti ebrei e condanniamo il nazismo”.