La città di Bologna sta pensando di attivare un “sistema di monitoraggio e di allerta tempestiva” per contrastare il fenomeno degli hikikomori, termine giapponese per definire quei ragazzi che si ritrovano vittime di isolamento patologico finendo per autorecludersi.
Inoltre, fanno sapere gli studiosi del fenomeno, con la pandemia di covid, e dunque col forzato isolamento, c’è il reale rischio che altri ragazzi possano entrare in questa spirale, per cui il Comune ha messo in atto “Tavoli adolescenza” per consentire agli esperti socio-psico-pedagoghi di confrontarsi e prendere in carico questa situazione, anche perché “nelle manifestazioni di ritiro, il primo campanello che ci deve preoccupare è l’assenza scolastica prolungata“. Dunque ancora una volta la scuola viene chiamata a vigilare.
Nei progetti del Comune di Bologna- secondo quanto riporta Dire- ci sono una serie di iniziative quali interventi sperimentali da attivare in questa situazione pandemica; una proposta di raccordo tra Istituti comprensivi, servizi sociali e servizi educativi e scolastici territoriali per segnalare tempestivamente i fenomeni di evasione e dispersione scolastica; un raccordo con gli Sportelli ascolto; e infine un raccordocon l’Università per ottenere una “fotografia più puntuale” del fenomeno.
La riflessione dei dirigenti del comune di Bologna riguarda le attese dei risultati ottenuti dopo la fornitura di pc e router a tutti, per cui ci si vuole accertare se c’è un “tema di negligenza familiare o se invece si tratta di difficoltà socio-relazionale e psicologica da parte dei ragazzi”.
Anche i genitori sotto esame, “perché già da una ricerca condotta dall’Usr nel 2018 emergeva che moltissime famiglie non erano sufficientemente in rete con la scuola” ed erano poco propense a collaborare.
Nei progetti bolognesi c’è dunque l’attivazione di “un sistema di monitoraggio e di allerta tempestiva per capire da tutte le scuole che fenomeno stiamo vedendo” e quindi ottenere “fotografie dei bisogni”.
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