Come si chiamano i ragazzi che non escono più di casa? Hikikomori. Come comportarsi con loro?
Hikikomori è un termine giapponese, ideato dallo psichiatra Tamaki Saito, e letteralmente significa staccarsi dal mondo, stare in disparte, dalle parole hiku “spingere” e komoru “fuggire”, si legge su Wikipedia.
Un fenomeno che nella società giapponese è attribuito all’alto livello di competizione, alle aspettative sociali, alla spinta al successo che sui ragazzi può avere un effetto controproducente, facendo loro percepire un senso di inadeguatezza che li conduce all’isolamento.
Il punto è che in Italia, il fenomeno sta assumendo dimensioni significative, specie in relazione al ricorso prolungato alla didattica a distanza, che ha abituato il ragazzo a stare in casa, spingendolo all’autoisolamento. Di fatto, può manifestarsi in vari modi: si concretizza nell’abbandono scolastico, nell’auto esclusione dai contesti sociali, nella reclusione in casa o in stanza.
Il ragazzo, in altre parole, si ritira da tutto, non interagisce, spesso né in casa né con i pari, e mostra una grande apatia e disinteresse verso le cose.
La diagnosi, naturalmente, spetta al professionista, ma alcuni indizi dovrebbero servire al genitore come campanello d’allarme, per prestare attenzione al figlio ed eventualmente rivolgersi ad uno specialista.
Rivolgersi ad un professionista ed evitare l’auto diagnosi è il consiglio dello psicologo Marco Catania. Soprattutto in un caso di Hikikomori, spiega l’esperto, è importante rivolgersi a un professionista aggiornato, per evitare che chi non lo fosse, derubricasse il fenomeno come una qualunque fobia sociale. Insomma, non bisogna semplificare la diagnosi ma effettuare una diagnosi differenziale per applicare dei comportamenti ad hoc.
Per saperne di più e ricevere dei consigli sul comportamento più adeguato che il genitore dovrebbe manifestare con un figlio che mostri segnali riconducibili all’hikikomori, guarda il VIDEO sergnalato nell’articolo.
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