Adolescenti e giovani adulti che all’improvviso si isolano dalla vita sociale e rimangono chiusi al sicuro nella propria camera da letto, per mesi o anni. “Ma che, a differenza di quanto accade in Giappone, mantengono un dialogo, anche se difficile, con i genitori. Facendo muro rispetto alla società”..
Hikikomori “significa letteralmente “isolarsi”, “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi ad adolescenti e giovani adulti che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. Al momento in Giappone si parla di un milione di casi. Ma l’hikikomori riguarda tutti i Paesi sviluppati del mondo, compresa l’Italia dove si stimano almeno 100 mila casi, dai 16 ai 30 anni, con un picco a 18-20.
Lo sostiene l’amministratore e ideatore del blog www.hikikomoriitalia.it, prima comunità italiana sul fenomeno, che descrive all’Adnkronos Salute i giovani Hikikomori del nostro Paese
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“Molti pensano che gli hikikomori siano solo dei pazzi, dei malati o dei vigliacchi. Ma la questione non è così semplice”. Considerato poi “che possiamo facilmente stimare qualche centinaia di migliaia di ragazzi coinvolti, non è il caso di banalizzare”.
L’analisi e l’osservazione di quanto emerso dalla community ha fatto notare che “a differenza di quanto si pensi, anche le ragazze sono coinvolte, almeno in Italia. Mentre in Giappone la prevalenza è nettamente maschile in 9 casi su 10, da noi c’è una sottostima dei casi femminili, forse perché è ritenuto più ‘normale’ che una ragazza si chiuda in casa”.
Il momento più a rischio è “alla fine delle scuole superiori, con l’inizio dell’università, quando viene meno lo stimolo a uscire tutti i giorni per andare a scuola. Spesso si tratta di ragazzi molto protetti, intelligenti, bravi a scuola ed esaltati in casa, con grandi ambizioni. Al primo scontro o fallimento vacillano e perdono interesse per il mondo. Mantenendo però un’idea molto alta di se stessi: della serie o tutto o niente. Si isolano dal mondo esterno, ma accettano di parlare con chi è come loro”.