Elon Musk, il futuro ministro di Trump, incontra a Berlino Alice Weidel, la candidata dell’ultradestra tedesca, Alternative für Deutschland, per sostenerla nella campagna elettorale, e tra un duetto e l’altro, l’americano le chiede: vi accusano di avere simpatie per il nazismo.
E la donna ha risposto: “Hitler era un nazional-socialista”, ed è solo dopo la guerra che sono riusciti ad affibbiargli “la falsa etichetta di uomo di destra, di conservatore”. E ha pure aggiunto: il Führer ha nazionalizzato l’economia, voleva le grandi imprese collettive, mentre la candidata della destra estrema tedesca è per il mercato libero. “Hitler era un comunista, si vedeva come un socialista” e come oggi c’è la sinistra antisemita, così è dai comunisti dell’Urss che Hitler pescava le sue idee contro gli ebrei.
Dunque, a rovesciare la storia non ci uvole tanto impegno, né tanta sapienza. Basta ripetere la storiella altre volte e il gioco è fatto e a caderci è un colpo: dire che Hitler non era di quell’estrema destra a cui si iscrive il suo partito, ma della costellazione opposta, cioè dei comunisti, appare un coup de teatre.
E infatti, si legge sulla Stampa, ai tanti tedeschi che hanno un minimo di coscienza storica si sono rizzati i capelli in testa e altrove, considerato che il cancelliere intendeva la nazione al servizio della grandezza della “razza ariana” e perseguitava proprio i comunisti, come dimostrano le migliaia di arresti.
Ma questa è roba secondaria per Musk che a metà dell’incontro ha raccomandato “di votare l’AfD, se volete che qualcosa cambi. Lo ripeto: solo l’AfD può salvare la Germania. Fine della storia”.
Ma non finisce qui. Weidel ha pure detto che solo l’AfD protegge gli ebrei in Germania, in un Paese in cui l’impegno è collettivo e ha precisare che lei si circonda solo dei migliori e che non vuole yes men.
E infatti hanno passato un’ora i due a rispondersi “Yes, absolutely”.