E non finisce qui. Per quattro ragazzi su dieci i concetti di democrazia e dittatura si equivalgono. “Democrazia o dittatura? E’ la stessa cosa!”, è proprio il titolo dell’articolo di uno dei giornali tedeschi che ha dato notizia dei risultati dello studio, realizzato intervistando 7.400 studenti in cinque tra i maggiori Länder del Paese: Baviera, Baden-Württenberg, Nord Renania- Vestfalia, Sassonia-Anhalt e Turingia. Tre all’Ovest e due all’Est.
Klaus Schroeder, il professore di scienze politiche, della Freie Universität di Berlino, che ha diretto la ricerca, dice: “Forse dovremmo aumentare le lezioni di storia contemporanea e diminuire lo studio delle altre epoche. Questi studenti non hanno quasi nessuna conoscenza politica e non hanno nessuna idea di concetti come ‘libertà di parola’ o ‘diritti umani’”.
Secondo la ricerca, due terzi degli studenti non sono in grado di dire se la Repubblica democratica tedesca, nata dopo la seconda guerra mondiale e crollata con la caduta del muro di Berlino, fosse uno Stato totalitario. Solo la metà è capace di affermare che l’ex Germania Occidentale era uno Stato democratico, mentre il 40% per cento dimostra di non conoscere quale sia il tipo di governo attuale del Paese dove vive. Anzi, per il 39 per cento degli interpellati anche la Germania di oggi, quella di Angela Merkel, non è un Paese democratico. Un particolare interessante è che i ragazzi maggiormente in grado di distinguere tra democrazia e dittatura risiedono in un Land che prima faceva parte della Germania comunista come la Turingia.
“Sono troppi a non riconoscere la linea che separa democrazia e dittatura”, dice ancora Schroeder. Quali sono i rimedi a questo fenomeno, che si registra tra l’altro in un Paese dove il sistema scolastico è ritenuto particolarmente efficiente? L’opinione del professor Schroeder è che a fianco di un insegnamento più moderno della storia vada rafforzata la preparazione dei giovani sui valori-chiave della nostra epoca, come la libertà, la protezione dei diritti umani, il pluralismo, lo Stato di diritto.
Sono molto utili, inoltre, le visite ai luoghi-simbolo del passato. Un accenno significativo, questo, dopo la polemica scoppiata qualche tempo fa per la decisione della federazione calcistica tedesca di inviare solo una ridotta delegazione, e non tutta la squadra nazionale, a visitare l’ex campo di concentramento nazista di Auschwitz.
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