Dalle notizie che arrivano dalla provincia di Bolzano, sembra che la Home Schooling, cioè la scuola parentale, abbia perso di appeal presso le famiglie locali.
Che sia una segnale della svolta tanto attesa? Attesa perché la scuola parentale, cioè gestita direttamente da gruppi di genitori, ma lontana dalla socialità aperta e da una didattica certificata, prima o poi doveva portare all’evidenza le sue criticità. Così, alcuni alunni, dopo Natale, sono tornati a frequentare le proprie classi delle scuole statali.
“Segno che alcuni genitori – come racconta oggi il Corriere dell’Alto Adige -, hanno cambiato idea ma anche che l’operazione di «moral suasion» avviata dall’Intendenza insieme ai dirigenti sta dando i suoi frutti.”
Un plauso, dunque, ai presidi che, dopo le prime informazioni su queste scuole parentali, hanno contattato le famiglie per ragionare assieme su queste scelte educative.
Quanti sono gli alunni che da settembre a dicembre hanno lasciato le scuole pubbliche? La provincia autonoma parla di seicento studenti. La stessa provincia autonoma, nel frattempo, è corsa ai ripari con una propria legge per dare alle scuole statali la possibilità di verificare il diritto allo studio, cioè la qualità dei percorsi didattici proposti da queste Home Schooling.
La legge, in verità, entrerà in vigore il prossimo anno scolastico, ma i suoi effetti li sta già avendo, viste le prime retromarce da parte di diverse famiglie.
Il tema è delicato, perché il compito educativo è della famiglia, ma la qualità formativa deve diventare momento di dialogo tra scuola e famiglia.
Sapendo, comunque, che le scuole parentali, alla fin fine, dovranno poi far verificare i risultati dei percorsi didattici dalle scuole titolari, cioè dalle stesse scuole statali. Ed i risultati non riguardano solo gli apprendimenti disciplinari ma gli aspetti relazionali.
A completare il quadro vi è, infine, l’inchiesta da parte della Procura dei minori, con un gruppo di lavoro dedicato proprio al fenomeno delle scuole parentali.
“Inizialmente – dichiara la Sovrintendente Sigrun Falkensteiner – si trattava di genitori molto influenzati dalla pedagogia steineriana, poi il fenomeno è esploso con l’arrivo dei test. Molti ragazzi sono rimasti a casa e non sono più tornati”.
Alcuni genitori, dunque, si stanno rendendo conto del rischio di compromettere il successo formativo e la qualità relazionale dei loro bambini. Ma gli irriducibili restano convinti della loro scelta, sempre secondo il Corriere, tanto da costruire una rete di queste scuole parentali col compito di migliorare la formazione dei genitori-docenti, secondo un metodo pedagogico diffuso da uno studioso austriaco, Ricardo Leppe, molto presente tra queste vallate con i suoi corsi.
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