Attualità

Hong Kong, defezione di docenti alle stelle: è crisi del sistema scolastico

A seguito delle pressioni politiche – e geopolitiche – esercitate dalla Repubblica Popolare Cinese nei confronti della mera realtà statuale dipendente da Pechino si sono negativamente espresse in rivolte, sommosse e tensioni con le autorità locali. Le ingerenze – interne ed esterne – sono risultate molteplici durante tutto il 2019 e l’inizio del 2020: i sistemi di base, sanitario, scolastico e i trasporti, sono rimasti paralizzati per interi mesi. Gli uffici in piena città sono rimasti chiusi quasi ad anticipare la seguente – per pochi mesi – emergenza sanitaria che si è abbattuta prima sul continente asiatico, mietendo purtroppo decine di migliaia di vittime in poche settimane. I dipendenti di scuole e istituzioni, avvantaggiati dal bilinguismo, hanno deciso di espatriare, ottenendo un visto temporaneo rivelatosi definitivo in stati come la Corea del Sud e Giappone, dalle condizioni retributive drasticamente migliori e dalle prospettive maggiormente rosee. Tale migrazione o fuga, pari a decine di migliaia di insegnanti trasferitisi in altre realtà nazionali circostanti, ha prodotto a Hong Kong un collasso del sistema scolastico a livello locale, creando di fatto una crisi derivante dalla presenza di un bacino assai esiguo da cui attingere nuovi docenti.

Fughe, trasferimenti degli insegnanti: +50 % nei primi mesi del 2022

Almeno 5.720 insegnanti hanno lasciato il sistema scolastico locale di Hong Kong durante l’attuale anno accademico dal 2021 al 2022, secondo un documento del Consiglio legislativo. Ciò rappresenta un aumento di oltre il 50% degli “insegnanti che abbandonano gli studi” rispetto all’anno scolastico precedente. La cifra provvisoria, fornita martedì scorso dall’Education Bureau (EDB), include gli insegnanti degli asili locali, delle scuole primarie, delle scuole secondarie e delle scuole con bisogni speciali. Il numero di “insegnanti che abbandonano gli studi” è notevolmente superiore rispetto agli anni precedenti: una media di circa 3.600 insegnanti ha lasciato durante gli anni accademici a partire dal 2018, 2019 e 2020. “Ogni anno ci sono insegnanti che lasciano la professione per vari motivi, come ad esempio il pensionamento, il proseguimento degli studi, l’assunzione di un impiego in altri tipi di scuole o al di fuori della professione di insegnante, l’emigrazione e il matrimonio”, scrive l’EDB nel documento pubblicato lo scorso martedì 12 aprile.

Il tasso di abbandono dei docenti delle scuole primarie: è emergenza

“Secondo la nostra osservazione, le scuole funzionano senza intoppi in generale e ci sono abbastanza insegnanti qualificati”, ha scritto l’Education Bureau. Definisce “insegnanti che abbandonano gli studi” coloro che prestavano servizio in una scuola locale a metà settembre dell’anno scolastico precedente, ma non lo erano più a metà settembre dell’anno scolastico in questione. Le cifre per gli insegnanti in partenza seguono il tasso di docenti che hanno lasciato il programma di insegnamento dell’inglese madrelingua (NET) dell’EDB, il quale aveva raggiunto il massimo degli ultimi cinque anni. Il tasso di abbandono – che si riferisce alla percentuale di insegnanti che non hanno rinnovato il contratto e hanno lasciato il regime NET per motivi diversi dal pensionamento – nelle scuole secondarie è stato del 13 per cento nell’anno accademico 2020-2021. In confronto, il tasso di abbandono dei NET nelle scuole secondarie durante i quattro anni precedenti era compreso tra l’8 e il 10%. Il tasso di abbandono delle scuole primarie, tuttavia, è sceso dal 16 per cento nell’anno accademico che inizia nel 2019 all’11 per cento per l’anno accademico che inizia nel 2020. Il segretario all’Istruzione Kevin Yeung ha affermato che “non vi sono motivi sostanziali” per collegare la partenza degli insegnanti alle misure di quarantena Covid-19 di Hong Kong, che rimangono anche in fasi endemiche tra le più severe al mondo. 

Andrea Maggi

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