L’abbandono scolastico, registrato dall’Istat, preoccupa anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Soprattutto al Sud, dove la percentuale di dispersione si attesta al 18,5%, decisamente lontana dal 10% indicato dell’Europa come soglia massima da raggiungere entro un paio d’anni. E pure dal Nord Italia, dove a lasciare i banchi prima del tempo è l’11,3%.
Ma il titolare del Miur non adotta la politica della comprensione ad oltranza, verso chi gestisce le scuole dove i giovani non riescono a diplomarsi. Anzi, dalle sue parole si intercetta la volontà a scuotere il sistema scolastico meridionale.
In un’intervista al Mattino, pubblicata il 14 luglio, Bussetti premette che “l’evasione scolastica è un problema serio che va affrontato con tutte le componenti interessate” e “contemporaneamente vanno supportati i docenti che ogni giorno si trovano in contesti di serio disagio socio-economico”.
Poi, passa al messaggio più importante: “È però giunto il momento che il Sud prenda coscienza delle proprie potenzialità e cominci a sviluppare modelli virtuosi”, perché “alcune aree del nostro Paese dovranno gestire in modo più efficiente le risorse”.
Anche perché, aggiungiamo noi, le somme destinate alle scuole del Sud, poiché operano in realtà territoriali avverse alla cultura, dove appunto l’abbandono scolastico raggiunge picchi superiori al 30-40%, non sono marginali. Anche grazie ai fondi Pon, di matrice europea.
Il ministro, insomma, sembra chiedere il conto di tali investimenti. I quali, stando alle cifre emesse dall’Istat, non sembrano avere portato ai risultati sperati e che chiede la stessa Unione europea.
Il responsabile del dicastero dell’Istruzione è anche tornato sulla Legge 107/15. “Ho trovato un sistema scolastico sfiduciato e confuso per via delle troppe riforme, dei tanti cambiamenti e dalle sovrapposizioni normative”, la Buona scuola “ha creato danni in gran parte irreparabili. L’immissione in ruolo di decine di migliaia di docenti, infatti, è stata concepita e gestita male”.
Bussetti ha anche risposto sull’alternanza scuola-lavoro, confermando che, probabilmente già dal prossimo anno scolastico, “verrà disciplinata attraverso una serie di indicazioni che tutte le scuole dovranno rispettare”.
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