Punti di vaccinazione da collocare all’interno delle scuole, i cosiddetti hub vaccinali, così da favorire la somministrazione delle dosi anti-Covid al personale residuo che ancora non avesse provveduto e anche agli studenti: l’idea è del ministero della Salute ed è stata lanciata pubblicamente dal sottosegretario, Andrea Costa.
Parlando ad Rtl, Costa ha detto che è arrivato il momento di “portare i vaccini a scuola. Noi abbiamo fatto una proposta proprio ieri. Credo che all’interno dei nostri complessi scolastici bisogna prevedere punti di vaccinazione. Tra l’altro qualche anno fa nelle nostre scuole già si vaccinava e questo lo si potrebbe fare dal 30 di agosto al 15 settembre”.
Si tratterebbe, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute, di “una vera e propria campagna all’interno della scuola e credo che sia anche un messaggio positivo di andare in mezzo ai ragazzi all’interno delle scuole”, perché “non possiamo fallire l’obiettivo della ripresa in presenza”.
La proposta non sembra dispiacere al presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli: intervistato su ‘L’aria che tira’, su La7 sul possibile vaccino da inoculare a scuola, il leader dell’Anp nazionale ha detto che “naturalmente a farlo deve essere personale sanitario, e dico che mi sembra una buona idea, in linea con la nostra proposta di creare hub vaccinali nei posti di villeggiatura”.
“Per quanto riguarda l’obbligo dei dipendenti di vaccinarsi a contatto con l’utenza, questo, vorrei ricordarlo anche per la scuola, riguarda tutti: se una persona è a contatto con gli altri deve essere vaccinata”, ha tagliato corto Giannelli.
Di diverso parere si conferma il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso: parlando a Radio Cusano Campus, il leghista ha ricordato che “ieri il ministro della Salute Speranza ha detto che lui sulla scuola e sui vaccini vorrebbe iniziative forti: io invece vorrei che fossero prese iniziative serie. Con oltre il 90% del personale docente e non docente che è vaccinato a cosa serve l’obbligo?”.
Sasso è irremovibile: “Con 18 mesi di deprivazione culturale dei nostri ragazzi, che senso ha ipotizzare arrivare ad escludere dalla didattica in presenza bambini di 12 anni non vaccinati?”.
La soluzione, ha concluso, è solo una: nessun obbligo, “decidano le famiglie. Sono circondato da genitori che si sono vaccinati, ma che nutrono dei dubbi se inoculare o meno il vaccino ai loro figli, allora più che imporre bisognerebbe informare, accompagnare, promuovere i vaccini”.
Sasso, infine, è tornato a sponsorizzare “i tamponi rapidi salivari: dopo 4 mesi dalla mia richiesta l’Iss ci ha detto che questi tamponi, poco invasivi e dunque adatti anche ai bambini più piccoli, potrebbero essere efficaci per il tracciamento. Nonostante ciò né il Ministero né il Cts hanno risposto alla nostra richiesta di poterli utilizzare. Perché non li utilizziamo anziché mettere bandiere ideologiche?”.
Intanto, le vaccinazioni degli italiani vanno avanti a buon ritmo. Anche in Sicilia e pure tra il personale della scuola. “Abbiamo 130 mila persone impegnate nel settore scolastico tra docenti e personale ATA: ebbene qui il dato è un po’ più confortante perché l’81,5% del personale scolastico si è già sottoposto al vaccino”, ha detto a Timeline, su Sky TG24, il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci.
Al governo ne risultano però molti meno. “Mi sembra un paradosso – ha detto Musumeci – questa differenza tra i dati forniti dal governo e quelli della Regione, a meno che il governo non abbia una piattaforma diversa dalla nostra o opera un calcolo diverso”.
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