Si chiama “Human Library” ed è un’organizzazione no profit, nata venti anni fa proprio in questi giorni a Copenaghen in Danimarca, a seguito di un tragico evento a sfondo razzista avvenuto nella capitale negli anni novanta, con l’obiettivo è creare eventi i cui protagonisti sono prevalentemente persone che appartengono a gruppi e minoranze stigmatizzati, vittime di pregiudizi derivanti dalle culture e dalle provenienze, dal credo religioso e politico, dalla presenza di forme di disabilità e così via.
Sin dall’inizio Ronni Abergel e suo fratello Dany e i suoi colleghi Asma Mouna e Christoffer Erichsen, i fondatori di HLO – Human Library Organization, hanno cercato di proporsi a livello internazionale come una buona pratica di successo per la divulgazione e la disseminazione di valori universali di tolleranza e accoglienza.
Ad oggi l’organizzazione è presente in 80 paesi in tutti i continenti, sostiene programmi ed iniziative per la raccolta di fondi a favore di tutti coloro, che entrandone a far parte, possono a loro volta diventare promotori di inclusione a livello mondiale.
I membri dello staff di HLO sottolineano come la presenza dell’organizzazione sia diffusa nelle scuole, a tutti i livelli, negli ospedali e in ogni luogo dove sia necessario supportare l’attivazione o il potenziamento di eventi che lottino contro stereotipie e pregiudizi. Il metodo è quello di creare una sorta di “stanza del dialogo”, all’interno della quale ci si possa confrontare su argomenti e persino su taboo culturali, senza temere giudizi o prevaricazioni.
Il meccanismo è quello di entrare in contatto su piattaforma, attualmente in epoca COVID, o durante eventi in presenza, con protagonisti, libri umani appunto, di storie ed esperienze di cui spesso non si parla o che quando si incontrano nella vita reale, dicono i membri dello staff di HLO, spesso si ignorano passandogli accanto e allontanandosi. Così, per esempio nella biblioteca umana si troverà il libro il cui protagonista racconta la propria dipendenza dall’alcol, o quello dove il tema trattato sarà l’autismo, con protagonista chi deve ogni giorno avere a che fare con le conseguenze ad esso legate, o ancora altro tema, che sollecita riflessioni su pregiudizi e diverse forme di rigidità, è quello della disoccupazione, per cui il libro vivente è un disoccupato che si confronta con i lettori.
Negli anni il numero di libri viventi è aumentato, così come i titoli, “Non giudicate un libro dalla sua copertina” è il motto della HLO ed in effetti i titoli dei libri umani sono tutti accattivanti e sfidanti, e spesso ci si ritrova di fronte ad esperienze forti e inaspettate: la biblioteca umana infatti, proprio come quella tradizionale, consente a chiunque di accedere ai vari titoli disponibili, ma una volta scelto il tema ecco che diventa importante partecipare ad eventi che sfidano i luoghi comuni e gli stereotipi.
Quando il progetto è nato in Danimarca nel 2000, voleva essere un movimento provocatorio con l’obiettivo di portare la gente fuori dalla propria comfort zone, invitandola a parlare con qualcuno con cui il confronto potesse costituire una sfida e negli anni tutti coloro che hanno aperto le porte all’iniziativa e hanno creato eventi intorno all’idea di HLO confermano come sia necessario soprattutto nelle scuole e nelle agenzie educative promuovere il confronto, che si basi sul rispetto, anche quando le conversazioni possono rivelarsi scomode e poco piacevoli.
All’inizio di ogni lettura i volontari, i libri umani cioè, pronunciano a voce alta la serie dei Diritti del libro e del Lettore, tra cui per esempio la libertà di non rispondere a determinate domande e di poter interrompere la conversazione “lettura” qualora tali diritti non siano davvero rispettati; inoltre, ogni lettura ha il limite dei trenta minuti, affinchè ciascun lettore, dal confronto, possa cominciare a piccoli passi e quindi in modo leggero ad abbattere i propri pregiudizi. L’idea è semplice: attraverso gli incontri negli spazi protetti e sicuri della libreria umana, laddove la si attivi, nelle scuole piuttosto che presso le biblioteche tradizionali, si prende in carico la diversità e la si incontra dal vivo. Lo stesso libro vivente può essere consultato e preso in prestito più volte, nell’arco di quattro/cinque giorni.
Chiunque può candidarsi a diventare volontario, ovvero libro umano se si ha un’esperienza che si ritiene possa essere coerente con gli obiettivi di Human Library Organization e si è motivati a condividerla. I volontari, una volta presentata la propria disponibilità, al link https://humanlibrary.org/meet-our-human-books/get-published/, saranno presi in carico e indirizzati alle tante sedi virtuali e reali di biblioteche umane esistenti oggi nel mondo.
Chiunque può rivolgersi direttamente ai fondatori di HLO per poter entrare nella rete delle librerie umane, ospitare eventi, creare scaffali e promuovere iniziative. Tutte le informazioni, in inglese, si trovano al link https://humanlibrary.org/human-library-organizers/organizer/.
In Italia vi sono state nel corso di questi ultimi anni diverse iniziative legate all’idea danese della biblioteca umana, e chi fosse interessato può anche trovare un volume “Come realizzate una biblioteca vivente”, di Martino Baldi, editrice Bibliografica (2017), o anche visitare il sito dell’associazione ABCittà, http://bibliotecavivente.org/en/events/, che sostiene chi vuole creare una Human Library, o ancora fare riferimento ad un altro volume, nato proprio dall’esperienza delle biblioteche viventi, Narrazioni fuori e dentro il carcere, edito dalla onlus ABCittà; sul sito italiano inoltre sono rese note tutte le sedi virtuali e reali di biblioteche viventi in Italia, da Roma a Verona, da Milano a Firenze e ci si può documentare sulle iniziative passate e in corso, tra cui numerosi riferimenti per le scuole, la formazione dei docenti e educatori.
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