A ‘Quartz’, Jean Twenge, professore di psicologia dell’Università statale di San Diego, spiega che gli adolescenti americani non sono più quelli di una volta.
Sono meno interessati all’alcol, al sesso e agli appuntamenti di quanto lo fossero i loro genitori negli anni ’70. E come se non bastasse pochi di loro hanno lavori retribuiti o guidano l’auto.
Le cause, si legge su Agi, non sarebbero legate al fatto che i ragazzi hanno più compiti scolastici o attività extra-curriculari, ma è cambiato il modo in cui vengono cresciuti. I genitori investono molto di più sulla vita dei figli rispetto al passato. I ragazzi vivono in famiglie meno numerose, il che equivale a una più alta dose di attenzione e più soldi da spendere per ogni figlio. Tutto questo, unito a una più lunga aspettativa di vita e a un più basso tasso di natalità, dà ai ragazzi una maggiore libertà di prolungare l’infanzia.
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In termini numerici, “I 18enni di oggi sono i 15enni di ieri” e il trend non conosce differenze regionali, di classe e di etnia.
“L’arrivo degli smartphone ha cambiato radicalmente ogni aspetto della vita dei teenager, dalla natura delle loro interazioni sociali alla salute mentale. Questo cambiamento ha interessato poveri e ricchi, in ogni angolo del Paese”.