Seppure con due anni di ritardo, i 4mila ‘Quota96’ della scuola possono brindare alla pensione: per ‘liberarli’ dal servizio coatto cui li aveva destinati la riforma Fornero, è stato decisivo, dopo l’accertamento delle coperture economiche, il passaggio del decreto legge di riforma della PA in commissione Affari costituzionali alla Camera.
Nella tarda serata del 25 luglio è infatti passato l’emendamento al dl di riforma della Pubblica amministrazione che consente di sbloccare la loro posizione già da settembre. Aprendo così anche alla possibilità di nuove assunzioni, come del resto espressamente richiesto da molti parlamentari.
La stessa Commissione ha anche messo mano alla norma che impedisce ai lavoratori pubblici, quindi anche a quelli della scuola, di rimanere al lavoro oltre l’età pensionabile: non solo viene eliminato il trattenimento in servizio, che consente di restare a lavoro per altri due anni, ma l’amministrazione può procedere a pensionamenti d’ufficio del personale, inclusi i dirigenti. E un emendamento del relatore, sempre al dl sulla PA, ne stabilisce nel dettaglio le modalità, prevedendo che la scelta sia motivata da esigenze organizzative e senza recare pregiudizio ai servizi offerti.
“Soprattutto – spiega l’agenzia Ansa – vengono fissati dei limiti d’età, per cui non si può scendere sotto: 62 anni per il complesso dei lavoratori pubblici e 65 per medici e professori (universitari, ndr). La misura invece non si applica ai magistrati, per loro la soglia restano i 70 anni. Sono stati posti paletti precisi per evitare penalizzazioni e un’uscita troppo anticipata, soprattutto per coloro che possono riscattare tanti anni di studio. E’ questa una delle principali novità al decreto legge di riforma della Pa, ma non l’unica”.
Nelle prossime ore contiamo di fornire ai nostri lettori ulteriori approfondimenti sulle nuove disposizioni approvate dalla I Commissione della Camera, che danno di fatto il via libera ai provvedimenti di riforma della PA.
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